venerdì 7 febbraio 2014

L’opinione di Francesco Zanardi, sulle lamentele di don Fortunato Di Noto per il taglio di fondi alla sua associazione.


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Don Fortunato Di Noto in una intervista di pochi giorni fa, lamenta il taglio dei fondi da parte della Regione Sicilia (63.000€) alla sua associazione, METER che da anni combatte la pedofilia online. Anche le la CEI, Conferenza Episcopale Italiana ha chiuso i rubinetti dal 2013 e Di Noto puntualizza anche che una delle sedi ha già dovuto chiudere e l’altra rischia la stessa sorte.
Leggendo le dichiarazioni ho creduto indispensabile puntualizzate alcune cose.
Il problema principale che emergerebbe dal titolo sono i “Tagli all’associazione Meter” non dimenticando naturalmente di vantare anche il risultato “Ha denunciato 57 mila siti pedopornografici”.
Caro don Di Noto, come ho detto, non che non apprezzi la tutela dei bambini, ma come in altre occasioni le ho detto, trovo ambiguo il fatto che un sacerdote, che come ha contestato pochi giorni fa al Vaticano anche l’ONU, fa parte di una istituzione che non solo ha altissime percentuali di criminali pedofili al suo interno, ma che non sta facendo nulla da sempre per contrastare il problema, cerchi a suon di decine di migliaia di euro i siti pedopornografici, quando in realtà questo lavoro è già ampliamente wsvolto dalla Polizia Postale e dalla Guardia di Finanza.
E’ anche corretto aggiungere, che non serve chissà quale esperto, ma una persona che sta un’ora al giorno davanti ad un computer trova parecchio, e basta poco per scoprire anche che questo genere di commercio online arriva da provider residenti in paesi dove non vi sono norme precise in materia e dove anche la Polizia Postale ha difficoltà ad intervenire.
A mio avviso, sarebbe più utile e semplice più facilità, cercare i pedofili all’interno dell’istituzione ecclesiastica, sarebbe certo anche più economico e – mi permetta – anche più alla sua portata, in quanto la chiesa certamente si sentirebbe tutelata dalla discrezione di un uomo di chiesa. Tutto questo comprendendo l’obbligo di denuncia dei casi alle autorità civili.
Purtroppo non mi risulta che fino ad ora abbia mai denunciato un collega alla magistratura. In quanto esperto, come lo sono io, sa bene che nella chiesa il primo mastodontico problema è la pedofilia, il secondo è la potenzialità quando il pedofilo è un prete, in quanto i sacerdoti sono a contatto quotidianamente con milioni di bambini, il terzo è l’omertà, quella che da sempre impedisce che questi criminali non solo vengano assicurati alla giustizia, ma che vengano anche messi in condizione di non continuare a fare danni.
Io non sono un uomo di chiesa, ma se lo fossi, vorrei il bene della mia chiesa, l’onorabilità della stessa, mi muoverei anche, forse principalmente, per garantire pulizia all’interno dell’istituzione che offre di combatterla. In questo modo invece, qualche malizioso potrebbe pensare quasi ad uno specchietto per le allodole, utile soltanto a spostare altrove l’attenzione.
Spero non me ne abbia a male ma mi sentivo di esprimere quello che è il mio personale pensiero don Fortunato, non intendo screditare l’indiscutibile lavoro che lei ha fatto, peraltro fino ad ora ben retribuito.
Tengo a puntualizzare che in Italia ci sono associazioni che sono nate e stanno crescendo, senza dubbi a fatica, ma senza aver mai ricevuto un solo centesimo. Associazioni che fanno un enorme lavoro e che 63mila euro non li hanno mai visti da quando sono nate.
tratto da: Rete L'abuso

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