Razieh
Ebrahimi ha 21 anni ed è rinchiusa dentro un braccio della morte di una
prigione iraniana in attesa di essere uccisa. Quando aveva 17 anni
Razieh ha sparato un colpo in testa al marito mentre dormiva, stanca di
anni di abusi, botte e umiliazioni. Nel 2010 è stata condannata a morte.
La sentenza doveva essere eseguita già alcuni mesi fa ma poi tutto si è
fermato per via della minore età della giovane al momento del delitto. (nella foto una madre perdona l’assassino del figlio prima della sua esecuzione)
Ora numerose organizzazioni internazionali che si battono per la difesa dei diritti umani si stanno mobilitando per salvarle la vita. Amnesty International giovedì 19 giugno ha reso noto che la richiesta dell’avvocato per un nuovo processo è stata respinta e i giorni di Razieh appaiono ormai contati. Human Rights Watch (Hrw) ha lanciato un appello alla magistratura iraniana affinché blocchi l’esecuzione, .
Quella di Razieh è la storia di una delle tante spose bambine, costrette a matrimoni combinati che diventano degli inferni.
Ora numerose organizzazioni internazionali che si battono per la difesa dei diritti umani si stanno mobilitando per salvarle la vita. Amnesty International giovedì 19 giugno ha reso noto che la richiesta dell’avvocato per un nuovo processo è stata respinta e i giorni di Razieh appaiono ormai contati. Human Rights Watch (Hrw) ha lanciato un appello alla magistratura iraniana affinché blocchi l’esecuzione, .
Quella di Razieh è la storia di una delle tante spose bambine, costrette a matrimoni combinati che diventano degli inferni.
“Ho sposato il figlio del nostro vicino quando avevo solo 14 anni perche’ mio padre insisteva – ha raccontato all’agenzia Mehr – Mio padre voleva che lo sposassi perché aveva studiato e lavorava come insegnante. Avevo 15 anni quando ho dato alla luce mio figlio”.
Ebrahimi ha ucciso il marito con un colpo
di pistola mentre stava dormendo e poi l’ha sepolto in giardino.
All’inizio disse alla polizia che l’uomo era scomparso. E’ stato il
padre della giovane a ritrovare il cadavere e a consegnare la figlia
alle autorità. A quel punto Razieh ha confessato l’omicidio.
“Mio marito mi maltrattava. Cercava qualsiasi scusa per insultarmi e mi aggrediva anche fisicamente”, ha detto l’iraniana subito dopo il suo arresto
L’Iran detiene il triste record del Paese
con maggiori esecuzioni di minorenni, in compagnia di Yemen, Arabia
Saudita, Sudan e Hamas a Gaza. Il diritto internazionale proibisce la
condanna a morte di persone che hanno commesso un crimine quando avevano
meno di 18 anni.
Secondo le Nazioni Unite nel 2013 in Iran 500 persone sono morte sul patibolo, mentre per le organizzazioni non governative
il sarebbero state circa 700. Il caso di Razieh evidenzia ancora una
volta il dramma delle spose bambine che nel Paese islamico possono
essere date in maritate già a 13 anni. Ragazzine che dovrebbero andare a
scuola si ritrovano alle prese con una vita piena di violenza e
finiscono per uccidersi o per uccidere i loro mariti. Un circolo vizioso
che sembra non avere fine.