giovedì 1 maggio 2014

Adescavano bambine su Skype e Whatsapp: denunciati anche due sardi


Sono due gli indagati sardi nell'ambito della maxi indagine sulla pedofilia condotta dalla Polizia Postale di Udine. Si tratta di due giovani residenti nella provincia di Cagliari, uno del 1975 l'altro dell'89. Non c'entra quindi - come si era appreso in un primo tempo - il 70enne del Sulcis, rimasto coinvolto invece in un'indagine precedente.
Le abitazioni dei due giovani sono state perquisite dagli agenti della Polpost di Cagliari. A casa del venticinquenne è stato trovato e sequestrato materiale informatico che sarà ora analizzato dagli specialisti. I due sono accusati di adescamento di minori su Internet e detenzione di materiale pedopornografico.
Secondo l'accusa, le bambine adescate su Messenger, Skype e WhatsApp venivano convinte a inviare filmati e foto a contenuto erotico.
La vasta operazione antipedofilia della Polizia postale di Udine ha individuato una vera e propria community i cui membri, dopo avere agganciato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto.
Le indagini, avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni. Coordinate dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online di Roma e dalla Sezione polizia postale e delle comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare un'ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini, svolte nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.
Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e i 54 anni ma c'è anche un ultrasessantacinquenne. Nell'elenco ci sono impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi.

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