sabato 27 luglio 2013

Stato di Allerta: Ylenia Fotia 17anni



Ylenia Fotia 17anni

Ylenia è scomparsa dalla sua abitazione di Reggio Calabria nella notte tra Domenica 7 e Lunedì 8 luglio intorno alle 2:45. Alta 1 metro e 60 circa occhi e capelli castani, porta occhiali da vista, non sappiamo cosa indossasse al momento della scomparsa. Chi avesse notizie utili al suo ritrovamento può contattare la famiglia al n. 328/6184130 oppure può avvisare le forze dell'ordine, polizia di stato 113. Inoltre è possibile segnalare inviando una mail a sosinfanzia@unavitasottile.org

venerdì 26 luglio 2013

Abusate 600 ragazzine in Inghilterra


La notizia arriva dall’Inghilterra dove la popolazione è rimasta sconvolta dopo l’arresto di una gang di pedofili di origini pachistane e afghane, condannati a un totale di 77 anni di prigione per aver adescato e abusato sessualmente di oltre 600 bambine negli ultimi 5 anni.
Le ragazzine, tutte tra i 12 e i 16 anni, vivevano in strutture di accoglienza per minori con problemi famigliari e venivano avvicinate dagli uomini con l’offerta di sigarette, alcolici o ricariche per il cellulare. In seguito le bambine venivano drogate o fatte ubriacare, per poi portarle in appartamenti isolati in alcune città al Nord dell’Inghilterra(Greater Manchester, Lancashire e West Yorkshire), dove venivano abusate a turno dal gruppo. 
Ora si accusano anche la polizia e gli assistenti sociali, i cui errori di valutazione avevano tralasciato la denuncia di una ragazzina di 15 anni, che già nel 2008 aveva accusato di essere stata abusata sessualmente da una gang di tassisti di Manchester. Sta ora alla Indipendent Police Compaint Commission capire come il gruppo di pedofili abbia violentato 600 ragazzine in tutti questi anni senza essere mai fermato prima.
Il dramma si somma ai problemi di integrazione razziale presenti da tempo nel nord dell’Inghilterra, dove comunità di immigrati con basso rispetto per le donne si mischiano a situazioni sociali decadenti, ragazzine vulnerabili, famiglie assenti e crisi economica.
Com’è possibile che in un paese come l’Inghilterra non sia stato possibile proteggere quelle bambine?

64enne abusa di due fratellini, denunciati anche i genitori

Rapporti sessuali in cambio di denaro e regali. Un 64enne ha abusato a Salerno di due minorenni rumeni. L'uomo, un noto professionista, avrebbe indotto due fratellini di 10 e 13 anni a compiere atti sessuali all'interno della villa comunale, ma e' stato sorpreso due giorni fa in flagranza da agenti della polizia municipale.

Le indagini, su delega della procura, hanno mostrato che i genitori dei due minori erano a conoscenza del fatto che si prostituivano, e controllavano che l'incontro avvenisse in un luogo appartato della villa per non destare i sospetti. A provare le responsabilita' dei tre anche le riprese delle telecamere di videosorveglianza della villa comunale. L'anziano 64enne è stato denunciato per abusi sessuali mentre i genitori per sfruttamento della prostituzione. I due bambini sono stati affidati dal tribunale dei minori di Salerno a una casa di accoglienza. 

Sito degli orrori, centinaia di bambini fotografati e ripresi mentre costretti facevano sesso con animali.

La ricerca è stata condotta dal gruppo di esperti telematici di Aidaa, che hanno scoperto alcuni siti contenenti centinaia di immagini a evidente contenuto pedopornografico, liberamente e facilmente scaricabili dalla rete.
Il presidente nazionale di Aidaa, Lorenzo Croce, ha immediatamente provveduto a inviare una denuncia alla polizia postale, segnalando e chiedendo l’immediata chiusura dei siti in questione.
“Abbiamo passato ogni limite” ha commentato Croce, “siamo all’abominio! Abbiamo scovato dei siti contenenti centinaia di filmati, liberamente visionabili, che contenevano scene esplicite di bambini torturati
“Ora, quello che ci auguriamo, è che da una parte questi siti vengano definitivamente oscurati, e che dall’altra parte il legislatore si decida una volta per tutte a dichiarare reato il sesso con animali. In particolare” continua Croce, “ci auguriamo che vengano perseguiti coloro i quali hanno scaricato questi filmati che definire schifosi è un eufemismo, soprattutto perché a danno di bambini.
“La nostra battaglia contro i reati che vedono coinvolti animali in rete continua senza sosta. In questo caso,” conclude Croce “siamo ancora più motivati nel denunciare la situazione in quanto, oltre agli animali, questi video pornografici hanno come coprotagonisti dei bambini. Mettiamo davvero la parola fine a queste orrende e orribili vicende”

Dati sul "grooming" l'adescamento su internet ora è punito specificatamente dal codice panale


Era già noto da tempo alle forze dell’ordine per la stessa tipologia di reato. Sulla sua testa incombeva anche una sentenza di due anni di reclusione con pena sospesa. Tuttavia un pregiudicato, italiano, di 46 anni, per l’ennesima volta non ha saputo resistere al richiamo della sua perversione nei confronti dei ragazzini è ci è ricascato.

Gli sconcertanti fatti risalgono al 2011, quando l’uomo ha adescato via Internet un ragazzino sudamericano di 13 anni, conosciuto su uno dei tanti siti di incontri per adolescenti che popolano la Rete.

Dopo aver guadagnato con lucida astuzia la sua fiducia, l’uomo ha proposto al minorenne di incontrarsi per la prima volta in un bar.  E’ però negli incontri seguenti che, stando a quantoricostruito dai Carabinieri, i due avrebbero consumato due rapporti sessuali consenzienti: il primo nell’automobile del pregiudicato, l’altro addirittura nel suo appartamento.

fare scattare l’allarme è stato lo stesso ragazzino quando, logorato probabilmente dal rimorso e dai sensi di colpa, nel 2012, ad un anno di distanza, ha deciso di raccontare la terribile esperienza vissuta a sua madre.

Alla donna non è rimasto altro da fare che denunciare l’adescatore telematico ai Carabinieri. Una volta scattata l’indagine non è stato difficile per gli uomini dell’Arma risalire al 46enne. Dopo gli accertamenti di rito, l’uomo è finito finalmente in manette con l’accusa di violenza sessuale su minore.

Quello del “grooming“, l’adescamento di minori su Internet, è un reato in costante crescita nel nostro Paese.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’associazione “Save the children”, il 10,5% dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 13 anni accetta di incontrare persone conosciute su Internet; percentuale cheraggiunge il 31% se si prendono in considerazione gli adolescenti tra i 16 e i 17 anni.

Inoltre, se si considera che proprio la Rete – attraverso chat, forum, giochi di ruolo o social network - è diventata l’ultima frontiera dell’adescamento pedopornografico, questi numeri finiscono con l’assumere un aspetto preoccupante.

A tal proposito, lo scorso novembre, dopo aver approvato all’unanimità l’articolo 414 bis che inasprisce le pene per i reati di pedofilia e pedopornografia, il Senato ha finalmente introdotto nel codice penale anche il reato di “grooming” (609-undecies).

Un atto dovuto quanto necessario che va a ratificare la Convenzione per la protezione di minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, come sancito dal trattato di Lanzarote del 2007.

Bambino costretto dalla psicologa a vedere padre accusato di pedofilia

bambino costretto dalla psicologa a incontrare il padre accusato di pedofilia

Lo scorso 29 giugno, l'avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena, ha querelato una psicologa e un'assistente sociale del Consultorio di Piazzola sul Brenta (Padova) "a causa del loro comportamento lesivo, pregiudizievole e dannoso" verso il figlio della propria assistita, che è stato costretto a continuare a vedere il padre, malgrado sia stato appurato che quest'ultimo abbia abusato di lui. Inoltre ha richiesto che le due professioniste non si occupino più della vicenda.
Nel 2012 il bambino era stato ascoltato dal Giudice e il padre era stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale, ciononostante il Tribunale per i Minori di Venezia obbligava il bimbo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali di Cittadella. Il minore si ribella manifestando più volte il suo dissenso, anche davanti agli operatori querelati, che non "riscontrano" il forte disagio del bambino che poteva essere rilevato anche dal cambiamento repentino della scrittura e dai problemi scolastici che erano venuti a crearsi. Invece "accusano" la donna di manipolare il figlio a suo favore. Ancora più incredibile quanto prospettato alla madre: "Se il figlio non incontra il padre l'alternativa sarà l'allontanamento dalla famiglia." Secondo l'avv. Miraglia è un fatto gravissimo: "L'allontanamento oramai viene usato come strumento di ricatto e di minaccia sotto l'indifferenza dell'autorità giudiziaria e dei nostri politici che come spesso accade predicano bene e razzolano male."
Il nostro comitato sostiene da anni che tramite valutazioni soggettive ed opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici. Nel caso di specie, la psicologa che ha redatto la consulenza tecnica d'ufficio che ha spinto il tribunale a prendere una decisione talmente errata, è una "fanatica" della PAS (Sindrome da alienazione genitoriale, la "sindrome" che ha portato al caso di Cittadella per intenderci) che recentemente ha firmato il "Documento sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e al loro superamento" assieme ad altri psicologi e psichiatri. Professionisti che certamente non offrono gratuitamente le loro perizie e consulenze, anzi. Ed è probabilmente l'impostazione "soggettiva di natura psicologica" decretata da questa consulente tecnica d'ufficio che ha portato i servizi ai comportamenti per cui ora sono stati querelati.
L'eccessivo appiattimento sulle perizie psichiatriche e psicologiche è alla base di tanti abusi ed errori, e recentemente è stato censurato dalla Corte di Cassazione, che proprio nel caso di Cittadella ha criticato il giudice di merito per aver basato il suo giudizio esclusivamente sulla valutazione psicologica/psichiatrica. Le perizie psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di opinioni e non essere considerate direttamente come "accertamento della verità". Comprendiamo il dolore e la rabbia di tanti genitori che non vedono i figli a causa della condotta ostativa dell'altro partner, ma la soluzione non è sostenere una sindrome che ha causato e causa tanti danni dovuti a valutazioni soggettive e discrezionali di psicologi e psichiatri. Invece dovrebbero chiedere l'approvazione del reato di impedimento doloso della cura filiale per mettere la parola fine alle diatribe scientifiche e tornare alle buone, vecchie, solide prove, al fine di accertare questo reato che - ricordiamolo - in altri paesi europei è già previsto come tale.


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giovedì 25 luglio 2013

Trovata la mamma di Marianna Cendron in Bulgaria, “Mai vista"

Proseguono i disperati tentativi di ritrovamento di Marianna Cendron, la 18enne di Paese scomparsa la sera del 27 febbraio. Tante le segnalazioni pervenute ai carabinieri, ma purtroppo nessuna attendibile.

L’ULTIMA SEGNALAZIONE. Ai primi di giugno un residente a Napoli si è messo in contatto con i carabinieri, sostenendo di aver visto la ragazza passeggiare nei pressi di una stazione ferroviaria della provincia. Si tratta di una zona mal frequentata, ma la testimonianza inizialmente sembrava attendibile, in quanto il soggetto avrebbe insistito parecchio.
Di fronte alla poca credibilità dei carabinieri nei suoi confronti, l’uomo avrebbe persino chiesto di contattare un altro testimone presente in zona al momento.
I due sono stati interrogati a lungo, il primo è stato messo in contatto con i familiari di Marianna, ma l’esito non è stato positivo, in quanto della ragazza non c’è stata più nessuna traccia.

LE RICERCHE IN BULGARIA. Sono state, invece, sospese le indagini nella terra d’origine della ragazza scomparsa, che si pensava fosse sulle tracce della madre naturale, in quanto la donna è stata rintracciata dalla polizia bulgara. Avrebbe dichiarato di non aver mai visto né sentito Marianna, che non avrebbe a questo punto mai cercato di mettersi in contatto con lei. La madre vive in Bulgaria con un’altra famiglia al momento. Anche questa pista, quindi, si è rivelata infondata.
IL PROFILO FACEBOOK. L’ultimo fatto che desta sospetti in ordine di tempo è l’eliminazione del profilo Facebook di Marianna, improvvisamente scomparso qualche settimana fa. Secondo i carabinieri, potrebbe averlo cancellato lei stessa, oppure un amico. In terza ipotesi, potrebbe essere stato lo stesso social network a prendere il provvedimento, visto che la pagina non risultava più utilizzata da febbraio. Sulla questione indaga la polizia postale, che sta cercando di mettersi in contatto con i dirigenti di Facebook.

Per il momento salgono ansia e preoccupazione che Marianna possa trovarsi in situazioni poco piacevoli. La 18enne non ha mai cercato contatti con i suoi genitori e nemmeno con il fratello. Il mistero continua ad infittirsi.

Furto in ospedale: ruba cellulare e pc a bimba malata di cancro


PADOVA - È stata fermata dalla polizia l'altra sera mentre tentava di uscire dall'ospedale di Padova dopo aver rubato un telefono cellulare ed un pc portatile ad una ragazzina ricoverata nel reparto di oncoematologia pediatricaDaniela Bertelli, 44 anni, vicentina, originaria di Thiene, ma di fatto senza fissa dimora e disoccupata, è stata processata ieri mattina per direttissima. Il tribunale l'ha condannata a scontare un anno di carcere e al pagamento di 300 euro di multa, poi è stata tradotta nel carcere veronese di Montorio.

La Bertelli, che ha alle spalle una lunga serie di arresti e denunce sempre per furto, ha messo in atto il suo deprecabile gesto ai danni di una ragazzina di 10 anni costretta in ospedale da una gravissima malattia. Un raid ai danni dei più deboli, alla quale la 44enne non è peraltro nuova, e senza alcun riguardo per le conseguenze sulla piccola paziente. Oltre alla presenza dei genitori e del personale del reparto, unico svago della bambina un computer con cui trascorrere parte delle ore della sua lunga giornata di cure. Erano circa le 22 quando la madre della piccola si è assentata per qualche minuto dalla stanza della figlia per recarsi nell'atrio del reparto.

Daniela Bertelli, che si aggirava in corsia in cerca dell'occasione giusta, ha approfittato della breve uscita ed è entrata nella stanza della ragazzina. Ha arraffato il computer e un telefono cellulare ma la piccola, che non dormiva, si è accorta della presenza dell'estranea nella stanza ed ha chiesto l'aiuto della mamma. La donna ha immediatamente segnalato il fatto all'infermiera di turno che, a sua volta, ha lanciato l'allarme al posto di polizia dell'ospedale. Gli agenti hanno atteso la Bertelli e l'hanno bloccata mentre tentava di guadagnare l'uscita. Nello zaino che la donna aveva con sé sono stati trovati il computer ed il telefono. Per la 43enne è scattato l'arresto con l'accusa di furto aggravato considerato che si era introdotta in ospedale. Il computer è tornato così tra le mani della ragazzina insieme al telefono cellulare mentre la Bertelli è stata portata in Questura in attesa del processo.

La donna è una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine vista la lunga serie di precedenti per furti in abitazione e anche in ospedale, sia nella provincia di Vicenza che in quella di Padova. Tra l'altro, nel giugno dello scorso anno era stata arrestata prima per un colpo in abitazione commesso a Thiene e poi per un altro furto di due telefoni cellulari all'ospedale di Padova. Sempre lo scorso anno era stata bloccata in aprile a Thiene per un altro furto in abitazione. Stessa sorte del 2011 quando era stata fermata dai carabinieri di Arsiero nel Vcentino per aver rubato in un appartamento. Nel 2008, sempre all'ospedale di Padova, aveva preso di mira il reparto di ostetricia ma era stata arrestata in flagranza di reato mentre rubava il portafogli di una paziente.

Abusi su minore, arrestati nonno e mamma. Eseguita dai carabinieri ordinanza di custodia cautelare in carcere


I carabinieri della Compagnia di Trani hanno arrestato un uomo di 69 anni e la figlia di 30, entrambi di Trani, con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di una minore, figlia della stessa donna e nipote dell’uomo.
Ai due arrestati è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Treviso, spara al padre: arrestata 17enne

Tre colpi di pistola di piccolo calibro sparati a distanza ravvicinata al padre di 76 anni, rimasto ferito gravemente alla testa ed agli arti. Così, il giorno prima del suo 17esimo compleanno, una ragazza di Cusignana, nel Trevigiano, ha scaricato la rabbia, forse covata da tempo, verso il genitore. L'uomo è stato sottoposto ad un delicatissimo intervento chirurgico all'ospedale di Treviso. La 17enne è stata arrestata con l'accusa di tentato omicidio.
La tragedia  è avvenuta nella tarda serata di mercoledì. Le prossime ore saranno cruciali per capire se l'uomo, un noto imprenditore nel settore della lavorazione del ferro, potrà farcela. La ragazza, sotto choc, dopo essere stata arrestata, è stata trasferita nel carcere minorile.
La ricostruzione - Padre e figlia erano soli in casa. L'uomo è un appassionato di armi: nella casa sono state trovate una decina tra pistole e fucili. Sua anche la pistola di piccolo calibro usata dalla figlia. La ragazza ha premuto tre volte il grilletto, colpendo il genitore ad un braccio, a una gamba e più gravemente alla testa. Ferito, l'uomo si è trascinato per la casa lasciando una scia di sangue in diverse stanze. L'eco secco dell'esplosione dei tre proiettili è stato sentito distintamente dai vicini di casa che hanno subito telefonato al 112.

La moglie in viaggio in Brasile - L'uomo è sposato in seconde nozze con la madre della ragazza. La donna, una brasiliana di circa 50 anni, era partita alcuni giorni fa con l'altro figlio di 9 anni per recarsi nel Paese sudamericano a trovare i familiari. L'imprenditore ha anche un terzo figlio, di 45 anni, avuto da una precedente relazione.

Bambino costretto dalla psicologa a incontrare il padre accusato di pedofilia


Lo scorso 29 giugno, l'avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena, ha querelato una psicologa e un'assistente sociale del Consultorio di Piazzola sul Brenta (Padova) "a causa del loro comportamento lesivo, pregiudizievole e dannoso" verso il figlio della propria assistita, che è stato costretto a continuare a vedere il padre, malgrado sia stato appurato che quest'ultimo abbia abusato di lui. Inoltre ha richiesto che le due professioniste non si occupino più della vicenda.
Nel 2012 il bambino era stato ascoltato dal Giudice e il padre era stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale, ciononostante il Tribunale per i Minori di Venezia obbligava il bimbo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali di Cittadella. Il minore si ribella manifestando più volte il suo dissenso, anche davanti agli operatori querelati, che non “riscontrano” il forte disagio del bambino che poteva essere rilevato anche dal cambiamento repentino della scrittura e dai problemi scolastici che erano venuti a crearsi. Invece "accusano" la donna di manipolare il figlio a suo favore. Ancora più incredibile quanto prospettato alla madre: “Se il figlio non incontra il padre l’alternativa sarà l'allontanamento dalla famiglia.”
Secondo l'avv. Miraglia è un fatto gravissimo: “L'allontanamento oramai viene usato come strumento di ricatto e di minaccia sotto l'indifferenza dell’autorità giudiziaria e dei nostri politici che come spesso accade predicano bene e razzolano male.” Il nostro comitato sostiene da anni che tramite valutazioni soggettive ed opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici. Nel caso di specie, la psicologa che ha redatto la consulenza tecnica d’ufficio che ha spinto il tribunale a prendere una decisione talmente errata, è una “fanatica” della PAS (Sindrome da alienazione genitoriale, la “sindrome” che ha portato al caso di Cittadella per intenderci) che recentemente ha firmato il "Documento sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e al loro superamento" assieme ad altri psicologi e psichiatri. Professionisti che certamente non offrono gratuitamente le loro perizie e consulenze, anzi. Ed è probabilmente l’impostazione “soggettiva di natura psicologica” decretata da questa consulente tecnica d’ufficio che ha portato i servizi ai comportamenti per cui ora sono stati querelati.
L’eccessivo appiattimento sulle perizie psichiatriche e psicologiche è alla base di tanti abusi ed errori, e recentemente è stato censurato dalla Corte di Cassazione, che proprio nel caso di Cittadella ha criticato il giudice di merito per aver basato il suo giudizio esclusivamente sulla valutazione psicologica/psichiatrica. Le perizie psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di opinioni e non essere considerate direttamente come “accertamento della verità”. Comprendiamo il dolore e la rabbia di tanti genitori che non vedono i figli a causa della condotta ostativa dell’altro partner, ma la soluzione non è sostenere una sindrome che ha causato e causa tanti danni dovuti a valutazioni soggettive e discrezionali di psicologi e psichiatri. Invece dovrebbero chiedere l’approvazione del reato di impedimento doloso della cura filiale per mettere la parola fine alle diatribe scientifiche e tornare alle buone, vecchie, solide prove, al fine di accertare questo reato che – ricordiamolo – in altri paesi europei è già previsto come tale.
Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

mercoledì 24 luglio 2013

Troviamo i bambini Aurora Pilia 15anni



Aurora Pilia 15anni

Aurora è scomparsa il 16/07/2013 dalla sua casa di Rossano Veneto in provincia di Vicenza, le indagini si stanno concentrando sul lido di Jesolo. Aurora indossa t-shirt di colore nero con stampe e un paio di jeans sempre di colore nero, è alta 1 metro e 65 e ha capelli lisci fino alle spalle tinti di colore rosso e nero. Chi avesse informazioni contatti la stazione carabinieri di Bassano del Grappa 112 oppure i numeri 346/0443543 - 334/9760617 è inoltre possibile inviare una mail all'indirizzo sosinfanzia@unavitasottile.org

STUPRA PER 20 ANNI LE FIGLIE. LA MADRE: “UNA TRADIZIONE DI FAMIGLIA”


Sono scattate le manette per Babu Lal Dhakar, ex funzionario del governo indiano. Il motivo? Il 62enne avrebbe violentato per 20 anni le sue cinque figlie nella loro casa di Bayana, a 150 chilometri dalla capitale Jaipur.
Sono state le figlie, oggi tutte sposate, a denunciare il padre-orco.
Le donne hanno deciso, solo ora, di accusare il padre, in quanto questo avrebbe iniziato a stuprare anche i suoi nipoti.
Le figlie hanno spiegato che il padre le costringeva a guardare materiale pornografico per poi violentarle. Inoltre, le minacciava: se loro si fossero rifiutate di soddisfare i suoi desideri, lui avrebbe stuprato anche i fratellini più piccoli.
Di più.
La madre delle vittime, nonché moglie dell’ex funzionario, sarebbe stata a conoscenza di quanto accadeva ed avrebbe appoggiato il marito. Lei non avrebbe fatto mai nulla per fermarlo ed addirittura avrebbe chiamato quelle violenze sessuali “una tradizione di famiglia”. Inoltre, avrebbe consigliato alle figlie di non rivelare a nessuno quanto succedeva ma solo di dimenticare.

Madre denuncia il compagno per abusi sessuali sui figli: "Ora non posso più vederli"

Madre denuncia il compagno per abusi sessuali sui figli: "Ora non posso più vederli"

"Ci troviamo di fronte ad una situazione surreale. Invece di sostenere questa madre che in modo coraggioso ha preso una decisione per il bene dei suoi figli. ll Tribunale per Minorenni di Bologna e i Servizi sociali del Comune di Modena sembrano quasi volerla punire non rendendosi conto che i provvedimenti presi non contribuiscono certo ad aiutare questa famiglia a ritrovare un proprio equilibrio, visto il vissuto delicato da cui provengono". È con questo intento che quindi, lo scorso 18 luglio, l'avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena ha richiesto per la propria cliente, una madre modenese di 44 anni con tre figli, la costituzione di parte civile, davanti al Tribunale penale di Modena in sede collegiale presieduta dal Giudice Bellentani, che vede coinvolto il suo ex compagno per abuso sessuale sui suoi figli. Una decisione presa dopo che il Tribunale epr Minorenni di Bologna su relazione del servizi sociale di Modena aveva sottolineato l'incapacità genitoriale della mamma che non avrebbe saputo percepire le sofferenze dei figli. Ancora più incredibile è che la stessa assistente sociale a cui questa madre più volte si era rivolta per denunciare i sospetti di abuso, rimanendo completamente sorda alle preoccupazioni di questa madre, continui a svolgere la propria attività con il benestare del servizio sociale come se nulla fosse successo.
Una situazione delicata, che va dunque ripercorsa per capirne tutta la tragicità. La donna sposata con due figli, dopo aver deciso di lasciare il marito, conosce nel 2003 un altro uomo con il quale va a convivere nel 2004, portando con sé i suoi figli. Arrivata l'estate, i due bambini trascorrono le vacanze prima a Marina di Massa, presso una struttura gestita dalle suore, poi, visto che uno dei due piccoli è affetto da un disagio, entrambi vengono lasciati in un centro di accoglienza a Reggio Emilia, in accordo con i Servizi Sociali. L'arrivo di questo nuovo compagno nella vita della donna sembra portare, almeno inizialmente, un po' di felicità, tanto che i Servizi sociali nell'agosto 2004 consentono ai due bambini di ritornare a casa.
Nel 2006 nasce un nuovo bambino e la situazione comincia a precipitare. La donna, parlando con i suoi figli, comincia a notare che fanno spesso riferimenti sessuali, utilizzando una serie di terminologie che non hanno appreso a scuola. In un'occasione poi scopre uno di loro in atteggiamenti intimi con il compagno e viene a conoscenza che tra di essi sono avvenuti anche dei rapporti sessuali. La donna inorridisce e decide di raccontare tutto al suo avvocato. Nell'agosto del 2009 i due bambini vengono portati al Policlinico per fare degli accertamenti e, come vuole la prassi in questi casi, vengono avvisate anche le Forze dell'Ordine e i Servizi Sociali della zona. La Procura, a questo punto, decide di aprire un fascicolo. Vengono sentiti diversi testimoni e la stessa chiede ed ottiene che l'uomo, venga processato. Processo che è tutt'ora in corso.
Da parte sua invece il Tribunale per i minorenni di Bologna che si occupa dei minori e che già nel 2010 aveva deciso di togliere la patria potestà alla madre (nel 2011 l'avvocato Miraglia aveva tentato il ricorso, ma la richiesta era stata respinta) ha emanato con un nuovo decreto, disponendo l'allontanamento dei minori. A questa situazione già dolorosa di per sé si aggiunge un nuovo problema: i due figli più grandi per incompatibilità di carattere, a dire del servizio sociale del Comune di Modena, devono essere collocati in due strutture diverse, verranno quindi separati, destando ancor più apprensione nella madre che inoltre avrà seri problemi per poterli vedere in località separate e lontane da Modena. Per quando riguarda il processo penale, la nuova udienza, con l'inizio della fase istruttoria, è stata fissata al 31 ottobre 2013


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NADA, VENDUTA DAI GENITORI A 11 ANNI SI RIBELLA: "NON VOGLIO SPOSARMI"

"Perché gli adulti non hanno un po’ di compassione per i bambini?", si chiede Nada al-Ahdal, la bambina yemenita di 11 anni fuggita per evitare un matrimonio combinatole dai genitori naturali.
Il suo video-denuncia sta facendo il giro del mondo. Tutti ammirano il coraggio della ragazzina a cui volevano uccidere i sogni.
Il sito Gawker racconta questa storia. La piccola vive a Sana’a, la capitale. Per sfuggire al piano della sua famiglia è scappata dallo zio che l'ha cresciuta come una figlia. Un anno fa si erano rifatti vivi i suoi genitori naturali, che l'avevano promessa in sposa a un ricco uomo yemenita vendendola letteralmente.
Lo zio di Nada, Abdel, ha convinto il promesso sposo a fare un passo indietro, ma è stato più difficile convincere i genitori della ragazzina, che hanno tentato addirittura di rapirla per obbligarla a un altro matrimonio con un uomo molto più grande di lei. Ora Nada lancia il suo grido d'allarme.