venerdì 26 ottobre 2012

incollava al muro le mani della figlia per picchiarla meglio


Elizabeth Escalna è stata condannata al carcere a vita per aver maltrattato la bimba di due anni, colpevole di non aver usato correttamente il vasino


L’Huffington Post ci racconta la storia di Elizabeth Escalona, madre condannata al carcere a vita per aver incollato le mani della figlia, di soli due anni, al muro, così da picchiarla tanto forte da causarle danni al cervello.
COLPEVOLE - Gli agenti, allarmati dall’autorità sanitaria a causa delle ferite della piccola, ricoverata una settimana dopo la violenza, ha sequestrato una confezione di colla “attaccatutto” oltre ad una parte di muro con su le impronte digitali della bimba, Jocelyn. La madre non ha nascosto le sue responsabilità dichiarandosi colpevole delle violenze, anche se non sembra si sia mai preoccupata della salute della figlia, picchiata in questa maniera brutale, con tanto di calci allo stomaco, solo perché ancora incapace di usare correttamente il vasino.
IL RUOLO DELLA NONNA - Elizabeth probabilmente venne cresciuta nella stessa maniera da sua madre, Ofelia, tanto da chiamarla per chiederle aiuto a seguito della violenza, con la nonna che ha ammesso sia le sue responsabilità di genitrice, visto che a sua volta picchiò Elizabeth negli anni della crescita, sia di aver capito subito, per via della faccia della figlia, che era successo qualcosa di grave alla nipotina. A quel punto hanno preso la piccola per portarla in ospedale. Durante il tragitto la piccola Jocelyn si è ripresa chiedendo del cibo, così le due donne sono tornate indietro compiendo un errore gravissimo, del quale la nonna non riesce a darsi pace. Nonna che ora si prenderà cura dei suoi cinque nipoti, mentre Elizabeth non uscirà mai più di galera.

giovedì 25 ottobre 2012

Pedofilia: arrestato padre di famiglia


Ha adescato su Skype due sorelline di 9 e 11 anni.
Quando hanno visto il più piccolina parlare su Skype di contatti su internet con un uomo adulto, sono trasaliti. A una coppia di genitori di Napoli è piombato il mondo addosso. Le loro bambine di 9 e 11 anni erano finite nella rete di un pedofilo. Un pedofilo trentino che le aveva dapprima irretite con mille chiacchiere e poi si è fatto inviare dalle due bambine filmati con atti di autoerotismo. Era lo scorso giugno. I genitori non si sono persi d’animo. Sono corsi dai carabinieri e i militari del nucleo investigativo di Napoli hanno iniziato le indagini insieme ai colleghi del Racis di Roma, il reparto specializzato nelle indagini telematiche e nell’analisi criminologica. Dopo quattro mesi di indagini sui computer, i carabinieri hanno arrestato un uomo di 52 anni dell’alto Garda, incensurato, apparentemente papà affettuoso e marito devoto di una commerciante. L’uomo, che non ha un lavoro proprio e aiutava solo saltuariamente la moglie nella sua attività, passava ore al computer. La famiglia credeva fosse un innocente passatempo, una mania come un’altra. Solo ieri mattina all’alba, quando i carabinieri hanno bussato alla porta, la moglie ha capito quale abisso si nascondesse dietro quel passatempo.
L’uomo è stato arrestato con l’accusa di atti sessuali con minori, corruzione di minorenni e pedopornografia. Nel suo computer sono stati trovati filmati autoerotici inviati da almeno due bambine. Aveva creato vari profili sui social network più diffusi usando nomi di fantasia e cercava di attaccare bottone con bambine, preferibilmente molto piccole. Le due sorelline di Napoli le aveva conosciute su Msn il messenger di Microsoft. La tecnica, come accade molto spesso in questi casi, era sopraffina. Dopo un periodo iniziale nel quale l’uomo si dimostrava molto amichevole e interessato ai racconti delle due bambine, si è passati a una fase più dura. L’uomo era riuscito a trascinare le due in un gioco perverso. Nelle videochat si spogliava e chiedeva alle bambine di denudarsi a loro volta. La piccole venivano spinte ad atti di autoerotismo. Ormai si era innescata una spirale dalla quale le bambine non riuscivano a tirarsi fuori.
A un tratto, lo scorso giugno appunto, i genitori delle due bambine hanno scoperto tutto. La più piccola stava chattando con la cuginetta e le raccontava di questo adulto che si spogliava nelle videochat con lei. Il terreno sotto i piedi dei due genitori è come venuto meno, ma hanno avuto la prontezza di rivolgersi ai carabinieri. Nelle successive indagini, è emerso che, oltre alle due sorelline, l’uomo aveva cercato di circuire anche una loro amichetta di 13 anni. Le bambine sono state sentite dai carabinieri del Racis con tutte le cautele del caso e con l’assistenza di psicologi minorili.
Ma è stata la parte telematica che ha squarciato una realtà spaventosa. L’uomo del basso Trentino aveva intrecciato molti altri rapporti telematici con bambine, sia in Italia che all’estero. Un’attività che nessuno sospettava. Tantomeno la sua famiglia che da ieri vive un incubo.

mercoledì 24 ottobre 2012

Carmela Petrucci esempio e monito per tutti


Carmela Petrucci deve essere considerata un'eroina dei nostri tempi, un esempio per i giovani e per gli adulti, quanti sarebbero in grado di agire e reagire alla violenza senza pensarci due volte per difendere un'altra persona?, Carmela si è messa in mezzo tra la sorella Lucia e il suo assassino. Un gesto coraggioso che deve servirci da monito specialmente per la società che ancora oggi non sa difendere le giovani donne dalla violenza.
Il sacrificio di Carmela, una 17enne che potrebbe essere figlia o sorella di tutti noi e che ha opposto il vero amore, quello capace al sacrificio fino a donare se stessa, a quello possessivo e falso, ci aiuti a cercare le soluzioni affinché cessino definitivamente le violenze sulle donne.

ecco cosa scrive l'Osservatorio sulla Legalità e sui Diritti:






Fiori e lacrime per l'addio a Carmela

La chiesa di Sant'Ernesto stracolma, fiori, biglietti e uno strazio senza confini. Palermo ha dato l'ultimo saluto a Carmela Petrucci, la 17enne uccisa venerdi' scorso a Palermo da Samuele Caruso, l'ex fidanzato della sorella. Parenti, amici, compagni di scuola ma anche tanta gente arrivata da vari quartieri della citta' per l'addio a questa giovane che 'per il suo coraggio e la sua dignita' ricevera'' una medaglia al valor civile dal presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano ha mandato anche un cuscino di fiori.

Un fragoroso applauso delle oltre mille persone presenti ha accolto l'ingresso del feretro bianco di Carmela. Incontenibile il dolore dei genitori. Tanti gli striscioni portati dai palermitani alla celebrazione. In uno c'è scritto: 'Un assassino ha spezzato le ali di un angelo. Noi donne siamo carne da macello'.

'Affrontiamo un momento di prova appesantito da tanti perché. Dentro di noi troviamo anche rabbia e dolore, ma riconosciamo che ciò non risolve il vuoto che continuiamo a vivere. La rabbia è sempre una sconfitta e questa mattina non possiamo essere perdenti' ha detto il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nell'omelia. 'Dobbiamo tenerci uniti, forti in un unico abbraccio - ha detto Romeo - Dobbiamo stringerci forte intorno a Carmela che in modo diverso continua ad essere in mezzo a noi e ci dice il suo grazie per trovarci tutti qui'. 'Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio - ha aggiunto -. E' il momento in cui la nostra fede deve farsi preghiera. Anche quel poco di fede che rimane raziato, depredato dalla tragicità degli eventi, dalle lacrime della nostra sofferenza. Solo Gesù Cristo, che ha vinto la morte, può risollevarci e ridare speranza al nostro cuore'. 'Sono grato a Dio - ha detto il parroco Carmelo Vicari rivolgendosi ai genitori della vittima - perché ha dato alla nostra comunità l'opportunità di ospitare e custodire la vostra bambina. Noi vi seguiremo fino alla fine'. Il vescovo ha fatto anche un accenno a Samuele Caruso: 'La nostra fede si fa preghiera anche per Samuele perché possa intraprendere il cammino del pentimento. Le vittime non sono solo Carmela e Lucia, siamo noi, il liceo, la famiglia, Palermo intera. La nostra preghiera è per Carmela - ha proseguito - che noi amiamo contemplare sorridente, ma anche per Lucia che grazie al sacrificio della sorella tornerà a sorridere tra qualche tempo. Ci stringiamo attorno alla famiglia con il nostro silenzio rispettoso e partecipe'. 'Se si confonde l'amore con il possesso, allora ogni volta che l'altro si dimostra diverso da come si vorrebbe, si rimane deluso. Cari giovani, tenete bene aperti gli occhi' ha detto ancora l'arcivescovo. 'Quando ci scontriamo con la realtà - ha spiegato - esplode il conflitto, quando non incontriamo il consenso ci troviamo sguarniti di serenità. L'incontro fra due persone è l'incontro fra due libertà. Non dobbiamo finire nella superficialità di universi virtuali dove posso far vedere solo ciò che mi conviene e pretendo dall'altro solo ciò che mi piace'.

'Spero che nessun padre debba più piangere la morte della figlia uccisa da una mano vile. Chiediamo che la violenza sulle donne sia punita e repressa senza sconti di pene' ha detto della vittima, leggendo una lettera del padre Serafino, al termine dei funerali. I genitori, in lacrime all'altare, non se la sono sentita di parlare e hanno affidato le loro parole al parente. 'L'immenso dolore che ci ha colpiti non troverà mai fine, questo dolore segnerà tutta la nostra vita - ha scritto ancora Petrucci nel suo messaggio - Ringrazio tutti coloro che ci sono stati vicini'.

'Com'era Carmelina? Era precisa, ordinata, studiosa, il suo sogno era diventare pediatra per aiutare tutti. Ringrazio tutti, parenti, amici, compagni di scuola, professori' ha scritto Giusi, la madre della ragazza. 'Ringrazio il personale di Villa Sofia - ha proseguito - pregate per Lucia e Antonino che hanno bisogno di tanto affetto per superare questo momento'. Anche il fratello di Carmela, Antonino, ha voluto scrivere un pensiero per la sorella uccisa e per l'altra, ancora ricoverata. 'Carmela era una persona meravigliosa - dice - Un angelo e me l'hanno portata via. Chiedo di pregare per Lucia perché metà di lei è andata via. Dico a tutti di stare vicini ai propri genitori perché non c'è niente di più importante della famiglia'.

'Cosa si dice in questi casi? Idee confuse si accavallano nella nostra mente. Paura di non essere all'altezza perché non potevamo mai immaginarci di trovarci in un'aula vuota per ricordare te che sei ancora viva nei nostri cuori' dicono invece i compagni del liceo Umberto I di Palermo. Interrotti dalla commozione hanno letto il loro pensiero per la loro amica. 'Ti immaginiamo in quel banco - proseguono - , sentiamo la tua voce, ti vediamo sorridere all'ennesimo buon voto. Tu rasentavi la perfezione e spesso abbiamo cercato di emularti. Come sai, l'invidia nasconde la più profonda ammirazione'. 'Continuerai a sorridere per sempre - aggiungono - immersa nei libri e innamorata della vita. Prenditi cura di Lucia, non permetterle di vivere nell'ombra, dalle la forza che si merita per ricominciare da capo. All'inizio sarà sovrastata dalla paura ma forse un giorno anche lei riprenderà a sorridere e ad amare. Sappiamo che sei in un posto migliore, la vincerai tu questa battaglia, l'hai gia vinta'.

ansa.it

martedì 23 ottobre 2012

L'ultimo saluto a Carmela: ciao piccolo angelo


"Una Vita Sottile - dalla parte dei bambini" questa mattina chiuderà gli uffici e i telefoni cellulari dalle 11:00 fino alle 12:00  in segno di lutto per ricordare Carmela Petrucci la 17enne rimasta uccisa per salvare la sorella dalla furia omicida dell'ex fidanzato. Saranno garantiti i servizi di emergenza infanzia.


Medaglia al valore civile per Carmela

Un lungo applauso ha accolto la bara di Carmela Petrucci,la 17enne accoltellata venerdì scorso a Palermo nel tentativo di difendere la sorella Lucia dall’assalto del suo ex fidanzato.
Chiesa gremita a Palermo. A officiare l’omelia l’arcivescovo Paolo Romeo.
Anche il presidente della Repubblica, Napolitano ha mandato un cuscino di fiori. E il ministro dell’Interno, Cancellieri, ha annunciato che a Carmela verrà conferita una medaglia al valore “per il suo coraggio e la sua dignità”.

L'ultimo saluto a Carmela: riposa in pace piccolo angelo


Si svolgeranno questa mattina alle 11:00 nella chiesa di Sant'Ernesto a Palermo i funerali di Carmela Petrucci, la studentessa 17enne uccisa a coltellate venerdì scorso dall'ex fidanzato della sorella Lucia. Durante la celebrazione sarà impedito l'ingresso in chiesa a fotografi e cameramen.

Intanto ieri sera gli studenti del liceo classico Umberto, compagni di scuola di Carmela, hanno ricordato la ragazza con una fiaccolata alla quale hanno partecipato alcune migliaia di persone.

lunedì 22 ottobre 2012

Domani i funerali Carmela Petrucci, le condoglianze di "Una Vita Sottile"

Si svolgeranno domani, martedì, alle 11:00 presso la parrocchia Sant'Ernesto di via Campolo a Palermo i funerali di Carmela Petrucci. Alla famiglia, parenti ed amici vanno le nostre più sincere condoglianze.



"Una Vita Sottile - dalla parte dei bambini"
lotta alla pedofilia e tutela infanzia violata
sosinfanzia@unavitasottile.org

convalidato l'arresto per Samuele Caruso, domani i funerali di Carmela

Palermo, 22 ott. - Il Gip Maria Pino ha convalidato l'arresto di Samuele Caruso, il giovane di 23 anni che ha ucciso a coltellate venerdi' scorso a Palermo la diciassettenne Carmela Petrucci, intervenuta per difendere la sorella dal suo assalto. Caruso davanti al Gip e' rimasto in silenzio, avvalendosi della facolta' di non rispondere. (AGI) "Non vogliamo avere paura". Intanto i compagni di scuola di Carmela Petrucci, la diciassettenne uccisa a Palermo per avere difeso la sorella Lucia dalla furia dell'ex fidanzato, questa mattina danno voce ai loro timori e alla loro angoscia. In centinaia gli studenti del Liceo Classico "Umberto I" si sono ritrovati nella vicina parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesu' di via Parlatore. Con loro, loro il preside Vito Lo Scrudato e il parrocco padre Roberto Zambolin che li ha esortati: "E' terribile quello che e' successo. Ma innamorarsi, vivere relazioni profonde, autentiche, e' bellissimo e non bisogna avere paura di farlo". "Occorre, pero' - ha aggiunto il sacerdote - sapersi innamorare. Dobbiamo rispondere alla paura e alla violenza con la voglia di restare uniti, ma anche con la decisione di intraprendere dentro di noi e insieme agli altri un cammino di formazione, di consapevolezza e di maturita' relazionale. Questa comunita' c'e' sempre per voi, e' al vostro fianco, e' vicina a voi e vi offre, se volete, anche un percorso di crescita". La parola se la sono presa poi gli studenti che hanno rivolto il loro primo pensiero a Carmela "perche' il suo coraggio sia sempre fonte di ispirazione, non sono personalmente, ma dentro scelte collettive, decidendo innanzitutto di andare oltre la paura". E a Lucia, "perche', insieme a noi, non perda fiducia nella vita e senta al suo fianco la comunita' umbertina che deve camminare unita, oggi piu' che mai". C'e' che ha rivolto un pensiero alle donne e ai tanti, troppi drammi che le insidiano, "perche' reagiscono a ogni forma di violenza, non trovandosi mai sole". E stasera alle 21, una fiaccolata, dal liceo fino in via Uditore, dove abita la famiglia Petrucci e dove Carmela e' stata uccisa.

Carmela Petrucci, la lettera del preside del Liceo Umberto I° di Palermo

Palermo, 20/10/2012 - Samuele Caruso, l’assassino di Lucia, la sua ex fidanzata, ha ammesso l’omicidio, ha confessato dopo ore di interrogatorio. “Si, sono stato io - deve avere detto - ho perso la testa”. Samuele Caruso aveva atteso gonfio d’ira e di ‘tigritudine’ con un coltello che non compare da queste parti nemmeno nelle liberty vicende di ‘delitto d’onore’. Così come in queste altre terribili vicende non comparivano telefonate di minaccia ed sms da stalker. Forse sarebbe bastato aprirlo in fretta quel portone che Carmela e Lucia speravano si aprisse, per trovare la salvezza  Forse sarebbe bastato un abbraccio e basta: quell'abbraccio che probabilmente Samuele avrebbe desiderato più d’ogni altra cosa. Invece la follia omicida del ‘tigrotto’, il raptus che ora fa piangere famiglie, parenti.amici e semplici conoscenti. Li fa disperare.

Così ai poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra Mobile di Palermo è toccato scovare, nei pressi della stazione ferroviaria di Bagheria, Samuele Caruso, 23 anni, palermitano, l’omicida di Carmela Petrucci, 17 anni, sorella di Lucia, 18 anni, la sua ex fidanzata, anche lei accoltellata quasi a morte nell’androne della propria abitazione di via Uditore 14 a Palermo.

A fare il nome di Samuele Caruso era stata proprio Lucia, la sorella di Carmela, anche lei vittima della furia del giovane assalitore, poco prima di essere trasportata in ambulanza all’ospedale “Cervello”, dove rimane ricoverata: le sono stati praticati 100 punti di sutura (persino alla lingua) ma non è in pericolo di vita. Lucia chiede della sorella ma non sa ancora che Carmela è morta, trafitta da coltellate in quantità, inferte con una furia bestiale.

Le due sorelle sono state aggredite sotto casa da Samuele Caruso. La Polizia nelle ultime ore ha battuto palmo a palmo i luoghi di principale frequentazione del ragazzo. Gli inquirenti hanno seguito delle tracce di sangue del Caruso, feritosi alla mano durante l’aggressione alle due sorelle. Le tracce hanno portato i poliziotti fino a piazzale Giotto dove era presumibile che il giovane assassino avesse preso un mezzo.

Si è così pensato di monitorare la posizione del cellulare del giovane che è stato localizzato a Bagheria.
Numerose pattuglie sono state fatte convergere nei pressi della stazione ferroviaria del centro palermitano dove il giovane si stava imbarcando su un treno.

Dai primi riscontri sembra che Caruso avesse instaurato una relazione con una delle due sorelle.
Caruso non si era rassegnato alla conclusione del rapporto deciso dalla ragazza nei cui confronti era così scattata una morbosa gelosia ed una pressione assillante.
Quest’oggi Caruso decideva di addivenire ad un ulteriore chiarimento con l’ex fidanzata e la aspettava sotto casa al rientro da scuola .
L’uomo è attualmente sottoposto ad un “Fermo” presso gli uffici della Squadra Mobile in attesa del vaglio della Magistratura.

Il dirigente scolastico del liceo classico Umberto I di palermo, la scuola frequentata da Carmela Petrucci, Vito Lo Scrudato, ha inviato una lettera aperta ai docenti e agli studenti: “Lettera del Dirigente Scolastico agli alunni e al personale del Liceo Classico Umberto I in occasione della morte di Carmela”

Scrive il preside Lo Scrudato: ”La violenza si è presentata veloce e distruttiva nelle nostre vite, si è scagliata con il suo peggiore volto sulla nostra comunità scolastica e con maggiore severità sulla famiglia di Carmela e di Lucia, una famiglia come le nostre, una famiglia che abbiamo deciso essere la nostra."

"Perché avvertiamo forte il dolore della mamma e del papà di Carmela, del fratello che è stato allievo del nostro Istituto, indoviniamo lo smarrimento che si impadronirà di Lucia una volta dissoltisi gli effetti degli anestetici, quando il suo corpo si avvierà a guarigione, come sembra probabile e come noi auspichiamo”.

Scrive ancora nella sua lettera aperta Vito Lo Scrudato, preside del Liceo Umberto I di Palermo:
“Noi abbiamo bisogno delle parole giuste per raccontare un evento che non ha un senso, per narrare una storia che sconcerta e lascia muti. Ci facciamo tuttavia obbligo di narrare per realizzare lo sforzo di capire, anche solo ciò che è possibile capire."

"La storia ci narra di un gesto d’amore estremo, il generoso sforzo di Carmela di dare salvezza alla sorella, facendo scudo col suo corpo alle offese insensate della violenza. La storia ci narra ancora della perdita da parte dell’omicida della facoltà di gestire i conflitti interpersonali col dialogo e soprattutto con l’accettazione e il rispetto delle idee e delle posizioni altrui. La violenza è sembrata in questo caso, e in molti altri di cui ci narra la cronaca, l’unica strada praticabile, l’unica soluzione, laddove, è evidente dagli effetti, la violenza è tutt’altro che una soluzione, essendo semmai il punto di partenza per insanabili e più grandi problemi”.
La storia ci narra di modelli culturali e comportamentali oramai egemoni che rappresentano esplicitamente il mondo dell’affettività e dell’amore, come il banco di prova dell’affermazione individualistica, della realizzazione di relazioni spersonalizzate, di relazioni improntate al possesso”.

"La sfera dell’affettività al contrario è è un incontro tra esseri unici e complessi, in essa si realizza il massimo delle potenzialità umane e culturali degli individui e non è riconducibile ad una pura manifestazione ludica segnata da superficialità e da violenta immaturità”.

"La vita e gli affetti sono quella cosa meravigliosa che hanno cantato i poeti di tutti i tempi, ma non è solo ludus, è anche questo e guai a privarsene, ma l’esistenza non è solo gioco e lo sanno tutti quelli che hanno incontrato il dolore, un dolore capace di abbattere un gigante, lo stesso dolore che in questo momento schiaccia la famiglia di Carmela e Lucia.”

"A loro rivolgiamo l’augurio di ritrovare una qualche serenità, una condizione minima per continuare il loro cammino, la loro vita di famiglia”.

sabato 20 ottobre 2012

due articoli tratti da: "il Messaggero.it" - sono 100 le donne vittime di violenza nel 2012 in silenzio riflettiamo!!!

Inferni domestici, 100 vittime nel 2012
la strage infinita delle donne

Soltanto sette su dieci denunciano i maltrattamenti che subiscono in famiglia

di Marida Lombardo Pijola


Uccisa, come le altre, da un’idea balorda dell’amore, da una patologia sociale, da un uomo che odia le donne, in un Paese che non sa proteggerle.
Uccise da un fenomeno che viene segnalato con un neologismo, femminicidio, e che però non viene ancora definito, come si invoca da tempo, come fattispecie di reato, e punito come un crimine contro l’umanità, e condannato come un delitto di genere: una strage sessista, selettiva, che ha fatto più di settecento vittime in pochi anni.

Donne che vengono uccise in quanto tali. Per aver alzato la testa; per aver voluto emanciparsi da un rapporto; per aver denunciato chi le maltrattava; per aver scelto, per essersi difese, per aver rivendicato dignità, rispetto, libertà. Uccise, nel settanta per cento dei casi, da un uomo che amavano, o che avevano amato. Uccise in un agguato banale come un litigio, morboso come la gelosia, ordinario come un conflitto di coppia, devastante come l’idea di un diritto di proprietà esclusiva, di potere assoluto di un persona sulla vita di un altra persona.

Accade in ogni luogo, in ogni ceto sociale, ad ogni età. Tredici anni soltanto aveva Iara Gambirasio, di Brembate; novantatrè, invece, ne aveva Elda Tiberio, di Lanciano. E in mezzo a loro uno Spoon River di generazioni differenti, di storie ferocemente ordinarie, di piccoli inferni domestici, di maltrattamenti e di segregazioni, al Nord, al centro, al Sud, senza franchigie. Vittime principali e secondarie. Madri straziate, padri assassini, figli privati del futuro. Genitori, fratelli, sorelle disperati. Se non peggio.
Carmela, per esempio, è morta per difendere dal fidanzato sua sorella.

Siamo a Bagheria, profondo sud, ma potremmo tranquillamente essere altrove. Erica, 28 anni, è stata uccisa dal suo fidanzato nella provincia di Padova, sei giorni fa. Tiziana, 40 anni, in quella di Bologna. La prima è morta per aver lasciato un fidanzato, e la seconda per aver litigato con lui. Minuscoli scarti del destino, movimentati da motivi futili, da un niente. Come nel caso di Vanessa Scialfa, che ad Enna è stata massacrata per aver pronunciato il nome del suo ex.

E poi, a ritroso, una via crucis di altre punite con la morte in uno slancio di rivolta, fermate con un arma mentre cercavano di tornare padrone della propria vita, di non subire più maltrattamenti. Quell’arma, secondo l’ Onu, è la principale causa di morte delle donne italiane tra i 14 e i 47 anni. E quei maltrattamenti vengono denunciati solo da 7 donne su 100. Primati dell’Italia nel mondo. Il primo tra i Paesi che odiano le donne.

Uccisa a coltellate per difendere la sorella
oggi l'autopsia. I nonni: serve l'ergastolo

Lucia, ferita con venti fendenti, non sa ancora della morte di Carmela. La confessione del killer: «Ho perso la testa»



Verrà eseguita oggi pomeriggio alle 15 all'Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo l'autopsia sul cadavere di Carmela Petrucci,la studentessa palermitana di 17 anni uccisa ieri a coltellate per difendere la sorella di un anno più grande, Lucia, dalla furia dell'ex fidanzato. L'assassino, Samuele Caruso, 22 anni, ha confessato l'omicidio dopo tre ore di interrogatorio. Lucia, invece, rimasta ferita ma fuori pericolo, non sa ancora che Carmela non c'è più.

Il fatto. Ieri le due sorelle, poco prima delle 14, erano tornate casa accompagnate dalla nonna materna quando hanno trovato nell'androne Caruso armato di coltello. Lucia, spaventata dall'ex che da tempo la perseguitava con telefonate e sms perché non accettava di essere stato lasciato, ha gridato al fratello di aprire in fretta il portone. Urla, spintoni e all'improvviso la follia omicida. Carmela ha tentato di proteggere la sorella ma è stata raggiunta dai fendenti mortali. Lucia è invece rimasta gravemente ferita. Le sue condizioni sono comunque migliorate. È stata proprio Lucia, in ospedale, a indicare agli investigatori il nome dell'assassino arrestato dopo poche ore mentre tentava di prendere un treno per fuggire. Caruso è ora rinchiuso nel carcere Ucciardone in attesa dell'udienza di convalida del gip di Palermo.

La lettera. «La violenza si è presentata veloce e distruttiva nelle nostre vite, si è scagliata con il suo peggiore volto sulla nostra comunità scolastica e con maggiore severità sulla famiglia di Carmela e Lucia, una famiglia come le nostre, una famiglia che abbiamo deciso essere la nostra. Perché avvertiamo forte il dolore della mamma e del papà di Carmela, del fratello che è stato allievo del nostro istituto, immaginiamo lo smarrimento che si impadronirà di Lucia una volta dissoltisi gli effetti degli anestetici, quando il suo corpo si avvierà a guarigione, come sembra probabile e come noi auspichiamo». Comincia così la lettera aperta che Vito Lo Scrudato, preside del Liceo Umberto I di Palermo, indirizza agli studenti, ai docenti e al personale dell'Istituto all'indomani della tragedia costata la vita a Carmela Petrucci. Una vita stroncata in un attimo nel tentativo di difendere la sorella da quel ragazzo che su Facebook usava il nomignolo di «Tigrotto», ma che non si rassegnava alla fine della sua storia d'amore.

I parenti. Al quarto piano dell'ospedale Cervello di Palermo, dove Lucia ieri è stata sottoposta a un intervento chirugico a seguito dei numerosi fendenti che hanno raggiunto anche lei, i nonni disperati hanno chiesto «una pena esemplare». «Ci vuole l'ergastolo - hanno urlato al magistrato - Aveva 17 anni e noi non la vedremo più. Vigliacco, vigliacco».

La sorella non sa ancora della tragedia. Lucia Petrucci non sa ancora dell'atroce fine della sorella di un anno più piccola di lei. Ricoverata nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Cervello di Palermo, le sue condizioni sono ancora gravi. Da ieri sera, da quando non è più intubata, non fa che chiedere notizie della sorella Carmela, ma nessuno, neppure i genitori che l'hanno vista per qualche minuto soltanto, ha avuto il coraggio di dirle la verità.

La gravità delle ferite. «Lucia è stata colpita in un modo barbaro, l'aggressore l'ha accoltellata una ventina di volte come se avesse usato un bisturi, i tagli sono tutti lineari - ha spiegato Giuseppe Termini, primario di chirurgia dell'ospedale - Se fosse stata colpita sull'arteria sarebbe morta dissanguata». Il primario che l'ha in cura ha detto che Lucia è arrivata in ospedale «sotto choc» e ha ricevuto «almeno 20 coltellate su tutto il corpo». Quella più grave l'ha colpita alla regione lombare, sopra l'ossa sacro: una ferita lunga circa 13 centimetri che sanguinava moltissimo. Se il colpo vicino alla clavicola avesse raggiunto l'arteria succlavia, Lucia sarebbe morta dissanguata. Lo stesso è accaduto alla lingua, ha anche una ferita al labbro di almeno 4 centimetri, un'altra all'inguine sinistro di 7-8 centimetri e una nella guancia».

La manifestazione. «Siamo di fronte all'ennesimo episodio non più tollerabile di violenza maschile contro la donna. Nonostante le nostre ripetute sollecitazioni le istituzioni continuano a ignorare il grave fenomeno del femminicidio purtroppo in espansione. Pretendiamo che si mettano subito in atto tutte le azioni (legate all'educazione, alla prevenzione e alla tutela) e gli interventi utili a evitare il perpetuarsi di tali comportamenti lesivi della libertà e della vita delle donne». È quanto scrive in una nota il Coordinamento antiviolenza 21 luglio, dopo l'omicidio di Carmela Petrucci. Il coordinamento ha organizzato per le 17 un presidio in piazza Castelnuovo, davanti al Teatro Politeama.

venerdì 19 ottobre 2012

Uccisa a coltellate a 17 anni: difendeva la sorella dall'ex


Carmela, 17 anni, uccisa a coltellate per difendere la sorella dall'ex
La polizia ha fermato il presunto assassino di Carmela Petrucci la ragazza di 17 anni uccisa a coltellate nell’androne di casa in via Uditore a Palermo. Nell’aggressione è stata ferita la sorella della vittima, Daniela, 18 anni.
Il sospettato è stato bloccato alla stazione centrale dove stava per salire su un treno. E’ un giovane, maggiorenne, che secondo gli inquirenti aveva avuto un legame sentimentale con una delle due sorelle e che le avrebbe aggredite durante una lite. Al momento è sottoposto a fermo, in attesa che la magistratura vagli la sua posizione.
LA SORELLA - La sorella Lucia, che ha 18 anni, si trova nell’ospedale Civico in codice rosso: non è in pericolo di vita. Ai poliziotti, la ragazza sopravvissuta all’accoltellamento ha fornito delle indicazioni sull’aggressore.
La giovane, ricoverata nel reparto di chirurgia dell’ospedale Cervello,è stata raggiunta dai fendenti alla regione lombare destra ma le coltellate - spiegano i medici - non hanno leso alcun organo interno.
IL MOVENTE - pare che il giovane fermato e la sorella della vittima avessero avuto una relazione di un anno alla quale Lucia aveva posto fine. Ma l’ex fidanzato non si sarebbe mai rassegnato alla decisione della giovane che avrebbe continuato a molestare e a contattare per farle cambiare idea.
Oggi l’ultima lite durante la quale sarebbe intervenuta Carmela, la sorella minore, che avrebbe cercato di proteggere Lucia facendole scudo con il suo corpo e prendendosi così le coltellate mortali.
IL CELLULARE - Il giovane è stato rintracciato nella stazione di Bagheria grazie alle celle telefonichedel suo cellulare. La sua posizione e’ al momento al vaglio della magistratura. 
Il telefonino dell’aggressore, in fuga dopo l’assassinio, avrebbe agganciato le celle della zona di Bagheria. Così gli agenti sono riusciti a rintracciarlo alla stazione ferroviaria della cittadina. Da tempo il 22enne molestava Lucia tentando di convincerla a riprendere la storia: oggi le due sorelle, uscite da scuola, avrebbero visto da lontano, mentre tornavano a casa, l’aggressore e avrebbero citofonato chiedendo al fratello di aprire il portone.
Ma Samuele le avrebbe raggiunte: la vittima avrebbe cercato di proteggere la sorella facendole scudo con il suo corpo e avrebbe ricevuto le coltellate più violente
I COMPAGNI IN LACRIME - Davanti al palazzo si è fermato un gruppo di compagni di scuola delle due ragazze. "Intorno alle 13.15 - racconta un testimone, che lavora alla Conad vicina al luogo del delitto  - insieme a un mio collega abbiamo sentito delle urla. Allora ci siamo precipitati per vedere cosa stava succedendo - e appena siamo arrivarti davanti al portone dai vetri abbiamo visto le ragazze in una pozza di sangue, abbiamo citofonato e ci è stato aperto il portone. Subito dopo abbiamo chiamato prima la polizia e poi il 118".
L’uomo racconta anche che la nonna delle due ragazze si trovava al supermercato a fare la spesa,prima che le trovassero, mentre in casa delle ragazze c’era il fratello. "Conosco la ragazza - conclude - era una giovane tutta casa e chiesa e conosco anche la famiglia, venivano sempre a fare la spesa qui da noi".

Appello a chi segnala

Molto spesso riceviamo sulla nostra pagina facebook, richieste di aiuto da parte di adolescenti vittime di bullismo o cyber-bullismo. Noi ovviamente cerchiamo sempre di dare loro un'aiuto, un consiglio su cosa fare, interveniamo affinché il problema si risolva, ma questo è il modo sbagliato per fare delle segnalazioni. Per segnalare reati contro minori, bullismo, pedofilia e pagine web con contenuti pedopornografici, è indispensabile seguire una corretta procedura ossia la segnalazione verso il nostro apposito canale riservato che è la posta elettronica all'indirizzo sosinfanzia@unavitasottile.org oppure cliccando sui link presenti sia sul blog che sul sito internet. Tutte le segnalazioni che riceviamo vengono immediatamente inoltrate agli organi competenti (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, etc)

Internet, un’applicazione per aiutare a trovare i bambini scomparsi

Un’applicazione che, invece del classico messaggio “Errore 404″, fa comparire sui siti internet in cui il contenuto è stato rimosso, informazioni sui bambini scomparsi, con tanto di foto e scheda. Si chiama “Notfound.org” ed è il nuovo progetto lanciato da Missing Children Europe, Child Focus e Federazione europea per i bambini scomparsi. E’ un modo per raggiungere più persone possibile attraverso la Rete, coinvolgere migliaia di persone nelle operazioni di ricerca: una rivoluzione che potrebbe aiutare forze di polizia e operatori a rendere pi— efficace il loro lavoro. “La tecnologia ha reso più efficaci le ricerche dei bambini scomparsi, può aiutarci a risolvere più celermente i casi – spiega Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro Onlus e membro del consiglio direttivo di Missing Children Europe – da anni ormai lavoriamo perchè la ricerca degli scomparsi travalichi le frontiere degli Stati nazionali, si possa realizzare in tutto il Continente europeo. Per farlo e’ necessario non soltanto armonizzare le leggi dei singoli Stati e le procedure di ricerca, ma anche sfruttare le infinite potenzialità del web”. Al progetto, rende noto Telefono Azzurro, hanno già aderito quasi mille siti Internet di informazione, portali di notizie e blog.

Gli hacker di Anonymous vendicano la 15enne suicida vittima del cyber-bullismo


Pochi giorni fa Amanda T. si è tolta la vita in seguito a ripetuti atti di violenza e stalking da parte di un pedofilo, dopo aver affidato la sua storia ad un toccate video su YouTube. La vendetta dei cyber attivisti non si è fatta attendere; nome, cognome ed indirizzo civico del criminale sono stati scovati e resi pubblici. La polizia ora teme per la sua incolumità.

Pochi giorni fa il mondo intero si è commosso davanti alla storia di Amanda T., una quindicenne canadese vittima di violenza e cyber-bullismo, che ha scelto di porre fine alla sua vita dopo anni di vessazioni. La vicenda comincia due anni fa, quando la ragazzina incontra su Facebook quello che sarà il suo persecutore. Il seno mostrato per gioco in webcam, pratica sempre più diffusa tra i giovanissimi, diventa una spietata macchina di ricatto; o continui con gli “show privati” o le tue immagini diventano di dominio pubblico.

Amanda si ribella ma in men che non si dica le foto vengono diffuse, inutile descrivere il trauma per una ragazzina di soli 15 anni, che diventa oggetto di dileggio anche tra i suoi compagni di scuola. E’ sola Amanda, o almeno si sente tale e dentro di lei qualcosa pian piano comincia a spegnersi. Prova a cambiare scuola, a rifarsi una vita ma la relazione clandestina con un uomo più maturo di lei e le complicazioni che ne seguono (compreso l’essere picchiata dalla compagna di lui davanti agli amici di scuola, che incitano alla violenza invece di intervenire) sono un peso troppo forte e la ragazzina crolla. Prima affida la sua storia ad un toccante video pubblicato in rete, poi decide il gesto estremo. L’ennesima vittima del cyber-bullismo, ennesima vita spezzata da chi il rispetto per la vita non lo ha mai avuto.

La sua sembra una (brutta) storia come tante, se non fosse per il terribile, tragico epilogo. Ora Amanda non c’è più e negli occhi di chi la conosceva e le voleva bene rimane solo la rabbia per non aver capito il dramma, per non essere stato in grado di starle accanto e soprattutto, ascoltare ciò che lei provava. C’è qualcuno però che davanti a questa ennesima ingiustizia ha deciso di non girare lo sguardo dall’altra parte, di non archiviare l’episodio come uno dei tanti che capitano alle povere ragazzine sprovvedute. Qualcuno che, nell’intricato mondo della rete, ha deciso che le cose devono cambiare e che episodi del genere non devono più accadere: Anonymous.
Il collettivo di cyber attivisti in genere non è particolarmente attirato da episodi di cronaca di questo genere, ma la pedofilia online rappresenta forse la piaga più terribile che colpisce il mondo della rete e i suoi giovani frequentatori. E’ nella rete che Anonumous si muove e nella rete i pirati offrono il proprio contributo per restituire alle vittime la dignità che gli è stata negata.
Così il il team ha deciso di intervenire alla sua maniera e in pochissimo tempo è riuscito a risalire all’identità reale del pedofilo, pubblicando in rete tutte le informazioni su di lui: nome, cognome, indirizzo civico con tanto di immagini prese da StreetView, persino uno screenshot del suo profilo di Facebook. In una lettera inviata alla rete televisiva canadese CTV il collettivo ha affermato :”Generalmente non amiamo avere a che fare con la polizia direttamente ma in questo caso ci siamo sentiti nell’obbligo di utilizzare le nostre capacità per proteggere i minori. Questa è una storia a cui non siamo indifferenti.”.

giovedì 18 ottobre 2012

Internet: Confindustria Rovigo lancia progetto 'sicurezza informatica'


Parlare di Sicurezza Informatica, spiegano gli organizzatori dell'iniziativa, diventa di riflesso un tema reale, ampio ed articolato, ma ancora poco percepito. Truffe informatiche, adescamento di minori on line, social network, chat, blog, virus, spam, sono tutti termini di cui si sente quotidianamente parlare, spesso senza capirne veramente il significato ed i rischi sottesi, che con una corretta conoscenza sono facilmente superabili.
In un contesto ludico-formativo, nel palinsesto sono previste testimonianze sulle operazioni di contrasto agli abusi informatici, sulle esperienze di aiuto/sussidio a ragazzi e famiglie vittime di adescamenti web, sulla prevenzione che su tali abusi offrono alcuni strumenti tecnologici che garantiscono la protezione ad accessi web pericolosi.
La Sezione Terziario Innovativo di Unindustria Rovigo, sotto l'attuale presidenza retta da Paolo Armenio, ha posto la sua attenzione su tutta una serie di problematiche inerenti il recupero della provincia di Rovigo di quel "digital divide" che da tempo l'affligge e nel contempo dando vita ad una fattiva sensibilizzazione sulla sicurezza informatica, divenuta uno dei fattori piu' rilevanti del nostro tempo. Su questo tema si e' intrapreso un dialogo costruttivo informativo e formativo sia con le imprese che con le scuole della citta'.

Bambini contesi, la psicologa: "La Pas è spazzatura psichiatrica, si sanzioni chi la diagnostica"

Un bambino viene portato via di peso da alcune persone. Le immagini, girate con un telefonino, finiscono su tutti i media. Va in onda l'indignazione nazionale per la "violenza" usata nei confronti di un minore, prelevato da scuola dal padre e dalla polizia. Un bambino conteso, genitori ai ferri corti e un tribunale a fare da arbitro: il perito nominato dal giudice tutelare diagnostica a Leonardo, 10 anni, la Pas. La "Sindrome da alienazione parentale" può essere definita come un sentimento ostile con conseguenti comportamenti di rifiutodel bambino verso uno dei genitori. Una "patologia" piuttosto controversa, rifiutata dalla comunità scientifica internazionale, tanto da essere cancellata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm-5), quindi dal novero delle malattie riconosciute. Il dubbio sulla sindrome sta nel modo in cui si arriva alla diagnosi e nella "cura" prescritta. La Pas non prevede infatti "nessuna indagine sulla storia del bambino e sul contesto familiare" e il trattamento medico consiste nell'allontanamento coattivo del bambino dal genitore con il quale convive, "sradicamento", e l'affidamento ad una struttura protetta per la "rieducazione" al rapporto rifiutato. Come scrive il giudice di Venezia nell'ordinanza che ha strappato il piccolo Leonardo alla madre, il rapporto insano tra i due imponeva di "resettare i suoi rapporti affettivi".
Uscendo dal caso di Cittadella, è bene sapere che tutto questo avviene "a prescindere dal fatto che in famiglia ci sia stata violenza" e che l'affidamento a uno dei due genitori - nella quasi totalità dei casi la madre - sia stato dato proprio in seguito a episodi di questo tipo. Spiega infatti la dottoressa Elvira Reale, dirigente dell'Unità operativa di psicologia clinica dell'Asl di Napoli 1 e attiva nel pronto soccorso dell'ospedale San Paolo - dove presta assistenza alle donne vittime di violenza - che la sindrome in questione viene diagnosticata spesso e volentieri dai pertiti dei tribunali dei minori. In alcune regioni italiane, in sei casi su dieci l'affido viene deciso sulla base della Pas.

Lei ha parlato di "spazzatura psichiatrica". Perché allora la Pas piace tanto ai tribunali?
"La prima ragione è l'insipienza, nel senso che i tecnici dei tribunali, ma anche i giudici e gli operatori, non sanno assolutamente cosa sia la Pas e perché sia stata scartata dal novero delle patologie. Si tenga conto del fatto che secondo questa sindrome, l'indicatore della patologia è il rifiuto del genitore, e questo non è ammissibile. Perché un comportamento di rifiuto deve essere approfondito e se ci sono dei sospetti o denunce di abuso, su questi si devono fare indagini e controlli di veridicità ed attendibilità. Avviene cioè che un comportamento di rifiuto del minore non viene valutato nel merito delle situazioni attraverso prove e testimonianze ma viene d'amblai attribuito a una supposta sindrome, diventando dominio di valutazione di un tecnico".

Nessuna indagine sulle persone coinvolte?
"Nessuna. Infatti tutto il mondo scientifico si è levato contro questa sindrome anche dal punto di vista pratico perché non offre la possibilità di ascoltare il minore e ascoltare la madre, per esempio, sulle accuse di abuso. Tutto viene demandato al tecnico che dice: il bambino rifiuta, non vuole vedere il padre, la madre è rancorosa ed è presto fatta la diagnosi".

Il bambino, lei dice, viene "sradicato".
"Sì, allontanato dalla madre e sottoposto a un vero e proprio lavaggio del cervello: si tratta di sradicare dall'interno del bambino tutti i sentimenti vissuti. E' una follia, quando neanche il Tso (trattamento sanitario obbligatorio) non si permette di parlare di lavaggio del cervello ma prevede un trattamento biologico, un famaco, per un paziente gravemente alterato".

In questi casi vengono usati psicofarmaci?
"Diciamo che nel caso in cui il bambino - chiaramente a disagio - magari non dorma potrebbe venire sedato, ma qui siamo già secondo me nell'ambito del diritto penale".

C'è stata opposizione alla Pas? 
"La levata di scudi non è servita e la sindrome viene tranquillamente usata. E' menzionata nelle linee guida della neuropsichiatria infantile, anche se non si dilunga molto, quindi ha avuto una patente di legalità. In Italia ci sono alcuni paladini della Pas, come Gullotta, autore di diversi testi. Ma noi ci dobbiamo muovere nel contesto internazionale dove per fortuna non è entrata nel novero delle patologie e quindi non deve essere utilizzata".

Speranze vane.
"I nostri tribunali, ma anche i nostri tecnici, mi permetto di dirlo, spesso soffrono di pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano gli abusi. Da cui consegue che la madre è rancorosa e vuole il bambino tutto per sé. Il riferimento è ad un'iconografia di una madre cattiva. Sicuramente c'è un pregiudizio sessista contro le donne, spesso anche contro tutte le evidenze che emergono chiaramente nei centri di ascolto o in un pronto soccorso psicologico".

In questi giorni abbiamo visto associazioni per i diritti dei bambini scendere in piazza. 
"Giustamente perché al di là del conflitto genitoriale, sono i bambini le prime vittime. E prima di fare questi spostamenti coattivi, bisognerebbe fare una serie di altre cose, le indagini per esempio sono fondamentali. Ascoltare sempre il minore. Anche nel caso in cui ci sia quello che noi chiamiamo mobbing da parte della madre verso il padre (pochissimi i casi contrari). Ne consegue un comportamento di strumentalizzazione del minore che, laddove ci sono maltrattamento sulle donne, va accertato con strumenti che non sono certo lo sradicamento del bambino. E allora colloqui, indagini sulla famiglia. Ma bisogna andare a vedere anche al di fuori della relazione padre-madre e indagare per esempio sull'andamento scolastico, grande indicatore".

La Pas per la maggiore disgnosticata nei casi di figli affidati alla madre, perché?
"Una delle più agguerrite sostenitrici della sindrome è, a livello internazionale, la lobby dei padri separati. Non a caso, visto che molto spesso l'allontanamento del padre avviene in seguito a violenze perpetrate nei confronti della madre. E noi parliamo di questo in un paese dove c'è un'emergenza femminicidi. Ma sono casi complicati, i figli vengono usati spesso per fare pressione sulle madri. Pregresse violenze a volte si trasformano in stalking. Un esempio: questa mattina è venuta da me una donna, separata per volere del marito, che sta insieme ad un'altra. Il giorno dell'udienza in tribunale, lui si è scagliato contro di lei urlandole "guai a te se starai con un altro uomo". Il problema del possesso rimane anche al di là della separazione".

Cosa dovrebbero fare quindi i tribunali?
"Mettere fuori legge la Pas. Gli ordini dei medici e degli psicologi prendano posizione mettendola fuori legge. E si prevedano anche delle sanzioni per tutti gli specialisti che la adottano. Esattamente come si farebbe con un farmaco che fa male. Nei casi dove è stata individuata l'esclusione genitoriale poi, si deve indagare per capire se l'esclusione è motivata o immotivata. Solo dopo predisporre incontri protetti del minore con il genitore escluso per ristabilire un rapporto. Ma mai sradicare il bambino da un contesto nel quale vive. I danni potrebbero essere ben peggiori. Ma vorrei aggiungere una cosa a questo proposito".

Dica pure.
"L'Oms e i più alti esperti in materia dicono che per un bambino non solo è deleterio e gravoso da un punto di vista psichico essere maltrattato o abusato, ma anche assistere al maltrattamento della madre. Comporta cioè danni pichici pari a quelli che avrebbe se lui stesso fosse stato maltrattato. Quindi valutare l'abuso assistito alla stregua dell'abuso subito in prima persona. Questo spesso non avviene".