lunedì 30 luglio 2012

Minacce di morte alla famiglia Calò a Padova: "A morte le famiglie numerose" Li minacciano di morte perché hanno 13 figli: "Siete troppi"

Minacce di morte alla famiglia Calò a Padova: "A morte le famiglie numerose"

famiglia calò-2PADOVA - I Calò sono una delle famiglie più numerose d'Italia, una sorta di piccola tribù: hanno ben 13 figli, dai 3 ai 21 anni, e abitano a Padova. Una famiglia eccezionale, in tutti i sensi, ancor più se si tiene conto dei sacrifici enormi da compiere, visti i tempi di crisi che stiamo vivendo. Eppure qualcuno li ha presi di mira, senza un perché. Senza alcuna logica apparente. Papà Ferruccio e mamma Alessandra fanno fatica a dare una spiegazione all'ennesima intimidazione subìta dalla loro famiglia (nella foto, i Calò a Gardaland).
MINACCE DI MORTE - "Mamma, stanotte verranno ad ucciderci?", è l'agghiacciante frase che la super mamma Alessandra Calò si è sentita rivolgere dai suoi stessi pargoli più piccoli, dopo la comparsa, sul muro di casa, di una scritta in vernice rossa che recita "A morte le famiglie numerose". Un gesto di cattivo gusto, per ora senza rivendicazione.

LO SFOGO DELLA SUPER MAMMA - Alessandra ha già sporto denuncia contro ignoti in questura per il grave episodio, ma racconta di come non sia questa la prima volta. Atti intimidatori come le gomme dell'unica auto tagliate - due volte in un solo anno - hanno già colpito la famiglia Calò. "Credo che se questa scritta fosse apparsa contro una famiglia extracomunitaria - ha affermato in un'intervista al Giornale - ci sarebbe subito stata una dichiarazione politica di sdegno verso tanta inciviltà".

"MIO MARITO NON HA UN LAVORO, IL COMUNE CI ABBANDONA" -
 La donna rivela quindi di sentirsi abbandonata dal proprio Comune, guidato dal sindaco Flavio Zanonato (Pd), in particolare nelle difficoltà economiche quotidiane e occupazionali del proprio marito che "tira avanti" con lavoretti saltuari, nonché dei figli più adulti. E non risparmia neppure l'affondo di aver pensato anche di cambiare città, a caccia di Comuni più assistenzialisti. "Ci sarà pur da qualche parte un lavoro per mio marito o per i miei figli più adulti?", si chiede con amarezza la signora Alessandra.


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lunedì 23 luglio 2012

Attenzione popolo di Facebook


Facebook ti fa inviare “messaggi” a tua insaputa

Una nuova funzione del social network lega gli utenti alle notizie postate sulle pagine fan

Facebook ti fa inviare "messaggi" a tua insaputa

Una nuova funzione di Facebook potrebbe imbarazzare non poco gli utenti.
LE NOTIZIE CON IL NOME – Ne parla Ed Bott su Zdnet. Nella home dove scorrono le informazioni relative ai propri amici, da un po’ di tempo, compaiono notizie pubblicate da pagine fan che tempo addietro uno o più amici hanno mostrato di apprezzare. Così, accade che il nome di una persona viene legato ad informazioni politiche, o di alcun altro argomento, alle quali non si sente e non sa di essere associato. Quando un utente pubblica una foto o un post, o aggiorna il suo stato – ragiona Bott – sa che in un certo modo quel contenuto comparirà sulla home dei suoi amici. Ma lo stesso utente non immagina che, anche se inattivo sul social network, tra le news dei suoi conoscenti, possa comparire il suo nome di fianco ad un articolo che non avrebbe mai pubblicato.
LA SOLUZIONE – L’unico sistema per evitare l’inconveniente è quello di rivedere le pagine alle quali si è manifestato apprezzamento e cancellare quelle che potrebbero postare contenuti politici sgraditi o imbarazzanti. Altro metodo potrebbe essere quello di eliminare dalle amicizie le persone alle quali non si vuol far conoscere i propri interessi o nei confronti delle quali si vuol salvagiardare la propria immagine evitando figuracce. Già, perché, soprattutto in tempi di elezioni, per alcuni potrebbe essere fastidioso palesare le proprie idee e convinzioni.



Facebook controlla le tue chat

Il network ammette di monitorare le conversazioni tra utenti per cercare i pedofili (Speriamo sia solo per quello, ma la privacy...)

Come Facebook controlla le tue chat
Facebook ha un software che segnala le conversazioni sospette, che poi sono controllate da impiegati che decidono se denunciare o meno gli utenti. A renderlo noto è oggi un articolo di Mashable.
LA SCOPERTA - Lo ha rivelato il suo Chief Security Officerm, Joe Sullivan, a Reuters, per vantarsi del fatto che Facebook abbia fatto arrestare un pedofilo grazie al sistema. Sistema che adotta un software “intelligente” che da quello che dice Sullivan è tarato proprio sulla ricerca dei pedofili, anche se non non si dice che sia dedicato solo a quella.
COME FUNZIONA - Il sistema seleziona le conversazioni che gli appaiono sospette per via della differenza d’età tra i profili, per l’impiego di frasi e parole comprese in una lista di cui è dotato e le segnala agli operatori. I quali ovviamente leggono le conversazioni sospette e rimestano nei dati personali degli utenti coinvolti per capire di che si tratti. Secondo Sullivan il sistema offre pochissimi casi di falsi positivi, ma è difficile credere che finora de abbia fornite solo una o due a fronte di un unico pedofilo denunciato.
SEMBRA POCO LEGALE - La pratica è apparentemente abusiva, perché Facebook non ha alcuna autorità che le consenta di leggere i messaggi personali e le mai degli utenti dei suoi servizi allo scopo di organizzare indagini di natura criminale di propria iniziativa. Giustificarla con la caccia ai pedofili e l’esigenza di rendere “sicuro” il network non è possibile e nemmeno ammesso, anche se si tratta di uno dei trucchi più usati per giustificare abusi e infrazioni dei diritti personali dei navigatori della rete. Non per niente legislazioni fortemente invadenti e repressive presentate negli anni scorsi si facevano scudo della lotta alla pedofilia per conseguire vantaggi economici evidenti dall’infrazione delle tutele individuali.
Allo stesso modo ora Facebook annuncia che per dare la caccia ai pedofili leggerà le conversazioni degli utenti e deciderà quali denunciare in base all’impressione che se ne dovessero fare i suoi impiegati, che a questo punto è facile immaginare siano a rischio di denunciare a caso un sacco di gente impiegata in attività per niente criminali, finanche gli stessi elementi delle forze dell’ordine che operano olnine a caccia dei pedofili e di altri malfattori.

rimane in carcere il catechista pedofilo

L'uomo era stato arrestato lunedì scorso dopo l'indagine dei carabinieri scattata in seguito alla denuncia dei genitori di una delle vittime


(ANSA) - BERGAMO, 23 LUG - Resta in carcere per esigenze probatorie il catechista bergamasco di 54 anni accusato di violenza sessuale su minori. Lo ha deciso il gip di Bergamo perche' due ragazzi minorenni devono ancora essere sentiti dal pm. Il catechista avrebbe molestato tre suoi allievi quindicenni dopo le lezioni di catechismo e durante alcune gite. L'uomo era finito in manette lunedi' scorso al termine di un'indagine dei carabinieri scattata a seguito della denuncia dei genitori di una delle vittime.

Yara: ora si indaga sugli amici della sorella Keba


Caso Yara - Ora si indaga sugli amici della sorella Keba
Continuano le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, ora si pensa siano coinvolti gli amici della sorella Keba. E' passato ormai pù di un anno da ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate scomparsa a novembre 2010 dopo essere uscita per recarsi in palestra e ritrovata cadavere tre mesi dopo, ma per individuare il vero colpevole non sono bastate nemmeno le migliaia di persone sottoposte al test del dna e le prove scientifiche. Gli inquirenti stanno però ora pensando di concentrarsi s una pista alternativa e finora mai vagliata, provare a sentire gli amici di Keba, la sorella maggiore di Yara visto che sarebbe dovuta essere proprio lei la ragazza attesa in palestra quella terribile sera in cui la giovane ginnasta non ha iù fatto ritorno a casa. 
L'obiettivo dei carabinieri, che hanno ora tempo fino alla fine dell'anno per arrivare al vero colpevole e non vedere archiviato il caso come irrisolto, si sta quindi concentrando sui minorenni di Brembate di sopra visto che ormai non si ipotizza più che si sia trattato di un raptus compiuto da un sconosciuto. Gli interrogatori sono già iniziati e tra le persone sentite c'è anche il diciassettenne Andrea, arrivato in caserma accompagnato dai genitori, a cui è stato prelevato anche il dna e che già qualche mese fa era stato chiamato per lo stesso scopo a dimostrazione che si sta ora provando a mettere in evidena nell'indagine aspetti nuovi finora mai considerati. Questa nuova ipotesi non sembra però compatibile con la testimonianza di una signora che la sera della scomparsa aveva dichiarato di avere visto intorno alle 19 un furgone bianco sfrecciare davanti a casa sua da cui aveva sentito provenire un urlo, anche se forse visti gli scarsi riscontri ottenuti finora si vuole tentarle tutte e solo dopo arrivare a una resa in caso di risultato negativo.

Abusava della figlia della compagna

Un imperiese di 46 anni è stato condannato dal Tribunale di Imperia a 4 anni di carcere, l'accusa en aveva chiesti 3 e mezzo, per violenza sessuale su minore più a 30 mila euro di provvisionale. L'uomo e' accusato di aver molestato la figlia di 7 anni della sua ex convivente.

Gli abusi commessi dal 46enne sarebbero durati per ben 8 anni, precisamente dal 2001 al 2009. Fino a quando la ragazzina ha trovato il coraggio di raccontare gli abusi subiti alla madre. Dalle indagini era emerso che l'uomo obbligava la minore a guardare film pornografici e poi si faceva toccare.  

Torino: abuso' di 12enne amica della figlia, condannato

Aveva convinto una ragazzina di 12 anni, amica della figlia, di essere l'amore della sua vita. Il 36enne torinese e' stato condannato a 6 anni di carcere per violenza sessuale su minore dal Tribunale di Torino. La vicenda risale al 2009, quando l'uomo aveva 33 anni. Secondo la ricostruzione dell'accusa, sostenuta dal pm Alessandra Provazza, l'uomo, un negoziante amico di famiglia, aveva circuito la ragazza e aveva intrecciato una relazione con lei. La storia era durata diversi mesi prima che una conoscente si accorgesse dello strano rapporto tra i due e lo riferisse alla famiglia. La 12enne aveva ammesso il rapporto e i genitori si erano poi rivolti alle forze dell'ordine. Lui, assistito dall'avvocato Basilio Foti, ha sempre sostenuto che si era trattato di una relazione platonica e di nutrire verso la ragazzina solo un ''amore paterno''. Il Tribunale ha riconosciuto alla ragazza, oggi 15enne, anche una provvisionale di 20mila euro.

Violenza sessuale su un bimbo nelle tendopoli dell’Emilia, “sconcerto e dolore” da parte della diocesi di Carpi


nudo in tendopoli con un minore, arrestato aiutante di don Ivan




Salvatore Catozzi ”non ha mai svolto servizi di carattere pastorale o educativo” e, in occasione della visita di Benedetto XVI dello scorso 26 giugno, il suo nome ”non compariva in alcuna lista ufficiale delle persone autorizzate”. Lo precisa la Diocesi di Carpi, esprimendo ”sconcerto e dolore” per l’arresto dell’aiutante di don Ivan – il parroco di Rovereto morto nel terremoto per salvare dalle macerie della sua chiesa una statua della Madonna – con l’accusa di atti sessuali su minori. Per ”evitare strumentalizzazioni”, la Diocesi ricorda inoltre che l’uomo, che diceva di essere fratello adottivo di don Ivan, ”era stato ospitato da don Ivan per una sua generosa iniziativa personale e, tramite l’amministratore parrocchiale don Massimo Dotti, era stato invitato a lasciare l’abitazione per consentire al nuovo parroco di inserirsi e operare liberamente”. ”In questo momento di estrema precarieta’ per le condizioni di vita di tante persone – conclude la nota della Diocesi di Carpi – se da un lato si auspica un rapido percorso giudiziario, dall’altro si chiede ai mass media di operare con senso di responsabilita’ affinche’ siano evitati accostamenti fuorvianti, nel rispetto di chi ora non e’ piu’ tra noi e di tutti colore che, direttamente e indirettamente, sono stati toccati da questa triste vicenda”.

Bimbo seviziato per anni a Cosenza

Si è concluso l’incubo del piccolo calabrese che per anni ha dovuto subire ogni tipo di sevizia da parte dei genitori. Siamo nell’entroterra calabro, a San Marco Argentano in provincia di Cosenza, sembra una storia assurda, inventata ma è purtroppo la realtà. Due genitori, mossi da chissà quale assurda logica, per anni e anni hanno sottoposto il loro bambino a torture di ogni genere, lo hanno massacrato di botte e lo hanno costretto perfino ad assistere ai loro amplessi sessuali, arrecando anche delle violenze fisiche, oltre che psicologiche: sembra che il bambino fosse costretto a guardare i genitori per poi ripetere gli stessi atti con la madre, mentre il padre lo avrebbe violentato con qualsiasi tipo di oggetto, costringendolo anche a rapporti orali.
Nessuno sapeva in paese, nessuno vedeva questo bambino che, a sei anni, si esprime solo per gesti e parolacce? Nessuno si è mai chiesto perché questo bambino si comportasse in maniera così aggressiva e perché i suoi occhi erano ricoperti da quel costante velo di tristezza, che non ci dovrebbe mai essere in una creatura così piccola, il cui unico pensiero dovrebbe essere quello di giocare e divertirsi e piangere solo perché l’amichetto non lo fa giocare con lui o perché gli si è rotto il suo giocattolo preferito?
Ieri i due genitori scellerati sono stati tratti in arresto e per il loro figlio è finito un incubo, ma solo adesso stanno cominciando a venire a galla tutte le sevizie che il bambino ha dovuto subire, fin dalla tenerissima età: quando ancor non camminava, veniva legato mani e piedi al seggiolino, con i genitori che, muniti di candele e cerini, gli ustionavano il corpicino
Ci si chiede anche, come mai, per tutti questi anni nessuno si sia mai accorto di questo bambino così diverso dagli altri, così triste, con tutti quei segni sul corpo e come mai nessuno prima d’ora abbia fatto dei controlli: la coppia ha altri tre figli, tutti dati in adozione, come quest’ultimo, che era stato affidato a una coppia extracomunitaria che però lo seviziava e maltrattava in egual maniera, fino ad arrivare alla casa di accoglienza in cui finalmente qualcuno si è accorto del forte disagio del bambino e ha fatto partire i controlli.
Questa creatura non potrà mai dimenticare quello che ha subito, ma per lui adesso ci deve essere solo il meglio e la vita gli deve dare con gli interessi tutto quello che finora gli ha negato.
seviziato bambino Violenza su minori:  Bimbo seviziato per anni a Cosenza

sabato 21 luglio 2012

condannato "don" Luciano Massaferro, il sacerdote che abusò di una chierichetta


Per lui 7 anni e 8 mesi



(ANSA) - SAVONA, 20 LUG - La Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni e 8 mesi di carcere per Luciano Massaferro, parroco di S.Giovanni e S.Vincenzo di Alassio, disposta dalla Corte d'Appello di Genova per molestie nei confronti di una chierichetta di 12 anni. Il pg aveva chiesto di confermare la condanna. La difesa ha sostenuto che non ci fossero prove delle molestie. La bambina racconto' prima alle amiche e poi alla madre le molestie. Gli inquirenti accertarono che erano avvenute in 3 occasioni nel 2009.

venerdì 20 luglio 2012

Sesso con 13enne dopo la chat Condannato idraulico pedofilo


Sposato, due figli, un lavoro. Appariva come un insospettabile idraulico napoletano di 34 anni, ma sotto le apparenze si nascondeva un pedofilo esperto di social network. Bruno D. C. è stato condannato oggi a 6 anni di carcere e 34mila euro di multa per prostituzione minorile e violenza sessuale aggravata dall'età della vittima, una 13enne di origini ecuadoriane adescata su Badoo, uno siti dei preferiti dagli adolescenti. La condanna è stata inflitta dal giudice per l'udienza preliminare Roberto Arnaldi su richiesta del pubblico ministero Giovanni Polizzi, che ha condotto le indagini partite dalla denuncia dei genitori della bimba presentata ai carabinieri di Affori.
In chat, nonostante la bambina gli avesse comunicato subito la propria età, Bruno D.C. ha cominciato a chiederle foto sempre più provocanti, regalandole in cambio ricariche del telefono e soldi. Finché l'uomo, il 18 e il 29 novembre le ha proposto di raggiungerla a casa dopo la scuola, quando i suoi genitori erano al lavoro, e ha fatto sesso con lei, pagandola 150 euro. E ci ha riprovato anche il 6 febbraio successivo, quando ha raggiunto ancora una volta la 13enne, ma è scappato quando qualcuno ha suonato la porta.
I sospetti sono tuttavia nati in famiglia. La mamma, che lavora come colf, aveva notato gli strani atteggiamenti della figlia, che stava sempre incollata al computer e sul cui telefono c'erano inequivocabili messaggi dell'idraulico. Ad accrescere i sospetti della coppia, c'erano anche quei soldi che la ragazzina aveva dato al padre, corriere per una ditta di spedizioni, raccontando di averli trovati per strada. I carabinieri di Affori hanno quindi messo sotto controllo telefono e computer dell'idraulico e, al termine degli accertamenti lo scorso marzo, il gip Andrea Salemme ne ha ordinato l'arresto. Bruno D. C. ha poi confessato, ma a suo carico ci sono anche le pagine del diario in cui la ragazzina scriveva di quella che viveva come la sua prima storia d'amore.
La giovane viene seguita oggi dagli psicologi del servizio di 'Soccorso violenze sessuali' della clinica Mangiagalli, perché rielabori il significato di una relazione andata avanti per cinque mesi. I suoi genitori hanno scelto di non costituirsi parte civile a suo nome nel procedimento, ma hanno comunque voluto assistere all'udienza di oggi in qualità di parti offese. Alla coppia l'idraulico ha fatto un'offerta reale stragiudiziale di 10mila euro. Il gup depositerà le motivazioni della sentenza tra sessanta giorni.

Arrestato un catechista a Bergamo


Pedofilia, arrestato un catechista a Bergamo
Una brutta storia di pedofilia arriva da Bergamo. Qui i carabinieri hanno arrestato un uomo accusato di abusi su alcuni bambini. Si tratta di un catechista di 54 anni che avrebbe abusato dei suoi piccoli allievi.

C’è grande sconcerto all’interno dell’oratorio in cui l’uomo operava ed era apprezzato dalla comunità. Secondo gli inquirenti, dal settembre del 2010 e fino allo scorso giugno, l’uomo si sarebbe appartato più volte con tre ragazzini di 15 anni e alcuni episodi di violenza sarebbero avvenuti anche durante le gite e i viaggi dei quali il docente di catechismo era uno degli organizzatori.
L’uomo è stato denunciato dai genitori di una delle vittime, che ha confidato gli abusi subiti, e da lì sono scattate le indagini dei carabinieri che hanno portato all’arresto del catechista. Ora il timore degli inquirenti è che il numero di vittime del docente possa essere in realtà più alto dei tre casi finora accertati.

SI 'INVAGHISCE' DI UNA RAGAZZA E LA MOLESTA: ARRESTATO UN 55ENNE

ROMA - Aveva perso la testa per lei, nonostante a separarlo dal suo oggetto del desiderio ci fossero oltre 35 anni di differenza, al punto da perseguitarla e molestarla. L'uomo in questione è un professionista romano di 55 anni invaghito di una ventenne, che è stato arrestato ieri dagli agenti del commissariato Ponte Milvio per atti persecutori e violenza sessuale.
Le indagini degli investigatori sono partite verso la fine di maggio, quando l'uomo è stato bloccato degli agenti della polizia mentre molestava una ragazza nei pressi di Corso Francia. Lavittima era costantemente seguita, vessata e minacciata dallo sconosciuto, tanto da essere stata costretta a cambiare le abitudini di vita. L'episodio culminante è accaduto proprio verso la fine di maggio: mentre la giovane era su un autobus aveva subito le attenzioni dell'uomo, anch'egli a bordo del mezzo pubblico. L'uomo, diventato sempre più insistente e molesto, le si era seduto accanto, baciandola con violenza e trattenendola con forza mentre la ragazza cercava di allontanarsi. La giovane, soccorsa dalla polizia, scesa dal mezzo è stata subito soccorsa e rassicurata dagli agenti che hanno bloccato il molestatore.
In un primo momento per l'uomo l'autorità giudiziaria aveva predisposto gli arresti domiciliari, ma a seguito delle indagini la sua posizione si è aggravata. L'uomo aveva in casa foto della ragazza, e del suo fidanzato, ed altro materiale su cui sono ancora in corso accertamenti. Nonostante il sequestro del materiale, il 55enne ha continuato a molestare la ragazza con messaggi sui social network che hanno indotto l'autorità giudiziaria a trasferire il professionista a Rebibbia. Secondo la polizia, inoltre, anche altre ragazze, in corso di identificazione, siano state molestate dall'uomo.

martedì 17 luglio 2012

DOMANI MATTINA L'ADDIO A FRANCESCA


Si celebreranno domanì mattina alle 9:15, a Mestrino, i funerali di Francesca Fincato, la 23enne morta giovedì scorso investita da un autotreno in pieno centro del paese. Domani tutto Mestrino si fermerà, i negozi che si affacciano sulla strada regionale 11, luogo del tragico incidente, durante la messa resteranno chiusi. Alle esequie parteciperà anche il sindaco.


Il blog Una Vita Sottile - dalla parte dei bambini, si stringe accanto ai familiari, parenti e amici di Francesca e porge le più sentite condoglianze.

troviamo Giovanni Bocchio, pedofilo latitante

Giovanni Bocchio, oggi ha 72 anni. Nel 2002 ha abusato di una bambina di 5 anni. Da quando il tribunale di Alessandria, nel 2009 lo ha condannato a 6 anni di reclusione si è dato alla fuga. Recentemente è stato diramato un "mandato di arresto internazionale" perché si teme possa essere espatriato. 


Chi avesse notizie utili per rintracciarlo contatti immediatamente le forze dell'ordine: Polizia di Stato 113  Carabinieri 112 o direttamente l'interpol al seguente indirizzo: http://www.interpol.int/Contact-INTERPOL 


sul blog della Prometeo Onlus di Massimiliano Frassi è possibile reperire tutta la storia del pedofilo latitante http://www.massimilianofrassi.it/blog/category/giovanni-bocchio

lunedì 16 luglio 2012

AREZZO - Stuprata a 15 anni durante la Notte Bianca.

È accaduto a Sansepolcro, durante una notte di festa, in cui tutto sembrava normale e pieno di allegria.
Nel corso della notte bianca dello shopping, che si stava concludendo nel centro storico, una ragazzina di 15 anni è stata violentata.
Dell'episodio di violenza, verificatosi sabato notte, si è appreso in serata.
L'adolescente è stata trasportata in ospedale, dove sarebbero state trovate tracce obiettive della violenza subita. Secondo la prima ricostruzione, l'episodio si Š verificato nel centro di Sansepolcro intorno alle 3 della notte tra sabato e domenica, dopo la serata in cui la maggior parte dei negozi e dei locali pubblici della cittadina aretina erano rimasti aperti. I carabinieri della compagnia di Sansepolcro, cui sono affidate le indagini, avrebbero già individuato un ragazzo maggiorenne, di poco più grande della ragazza e che la conosceva bene, che potrebbe essere il responsabile, ma a suo carico non ci sarebbe ancora alcun provvedimento.

venerdì 13 luglio 2012

Facebook controlla la chat in cerca di pedofili

Facebook controlla la chat in cerca di pedofili
Il social network di Mark Zuckerberg ammette di usare uno software di scansione per cercare segnali di pericolo nelle chat e, nello specifico, che mettano a rischio i bambini. Ma l'intervento umano è solo nei casi più gravi.



Ma alla fine i registri delle chat vengono cancellati?

FaceCop - Facebook è anche un po' poliziotto e controlla i messaggi delle chat in cerca di segnali di allarme che potrebbero essere collegati a reati gravi, come le violenze o la pedofilia. Lo ha ammesso la stessa società di Zuckerberg, spiegando che da tempo è attivo un software di controllo che monitora le chat e segnala ai dipendenti eventuali campanelli d'allarme. I quali, a loro volta, seguono le procedure previste e, se è il caso, avvertono la polizia.

Mani in alto, sono Facebook - Almeno un caso di pedofilia è stato già sventato con questo sistema. Era il 9 marzo e un uomo di circa trent'anni stava chattando con una ragazzina di 13 su Facebook. I temi erano abbastanza espliciti, i due parlavano apertamente di sesso e si erano dati appuntamento per il giorno dopo. Il software di controllo ha messo insieme la discussione hot con la forte differenza di età dei due e ha subito mandato una segnalazione di sospetta pedofilia. I supercontrollori - umani - hanno avvertito la polizia che si è affrettata ad ammanettare l'uomo.

Facebook è uguale per tutti? - Il presunto pedofilo, però, in giudizio ha avuto la meglio ed è stato giudicato non colpevole del reato di adescamento di minore. Questa vicenda è emblematica ma è solo una goccia in un enorme oceano: le chat controllate sono milioni ogni giorno, i controlli sono rigidi e l'FBI americano ha inserito Facebook tra i siti da tenere sotto controllo in cerca di segnali di allarme. Ma non è solo questo social a collaborare con la giustizia, visto che sono ormai decine i servizi sul web che hanno adottato politiche di controllo a due stadi - prima software, poi umano - e che girano le segnalazioni alle forze dell'ordine. Il problema di privacy, però, è che fine facciano i registri delle nostre conversazioni. Se il presunto pedofilo fosse stato giudicato colpevole la chat con la scampata vittima sarebbe diventata un atto del processo, ma ora che è stato scagionato siamo sicuri che Facebook non abbia ancora in archivio quei messaggi piccanti inviati alla tredicenne?

23enne investita e uccisa sulle strisce: camionista arrestato

Incidente stradale Mestrino Padova, morta Francesca Fincato: arrestato camionista Angelo De Luca
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Incidente stradale Mestrino Padova, morta Francesca Fincato: arrestato camionista Angelo De Luca
Ieri il tragico incidente a Mestrino nel padovano: Francesca Fincato muore investita da un camion mentre attraversa le strisce pedonali. Camionista pirata arrestato in tarda serata




PADOVA - Giovane, bella e sorridente, pallavolista e neolaureata: Francesca Fincato ha perso la vita nel fiore degli anni, investita ieri pomeriggio in via IV Novembre a Mestrino, nel padovano, dove risiedeva. La 23enne è stata falciata, mentre stava attraversando le strisce pedonali, da un camion che l'ha trascinata per qualche metro per poi proseguire la propria corsa come se nulla fosse accaduto.

CAMIONISTA ARRESTATO: OMISSIONE DI SOCCORSO - La folle corsa del camion pirata, però, è finita ieri in tarda serata. Dopo ore di intense ricerche attivate dalla polizia stradale in tutto il Veneto e anche in Emilia, gli agenti padovani sono riusciti a intercettare e bloccare il camionista intorno alle 23.25 in zona Campiglia dei Berici in provincia di Vicenza. Subito per la polstrada è stato chiaro che il motivo per cui l'uomo, Angelo De Luca, 33enne siciliano di Messina, non si era fermato non era perché non si fosse accorto di quanto accaduto. Secondo quanto stabilito dagli agenti, sapeva cos'era avvenuto ed era fuggito e successivamente ha ammesso di fronte agli inquirenti le sue responsabilità. Sui suoi polsi si sono quindi strette le manette con l'accusa di omissione di soccorso. De Luca si trova ora nel carcere Due Palazzi di Padova, mentre il camion è stato posto sotto sequestro.

TESTIMONIANZE E TELECAMERE - Fondamentali per la cattura sono stati i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti in paese lungo il tratto di strada regionale interessato dall'incidente, così come le testimonianze dei passanti che hanno assistito alla straziante scena dell'investimento.

LA LAUREA E LA PALLAVOLO - Francesca, diplomata al Tito Livio e laureatasi il 21 marzo scorso in Giurisprudenza a Padova come consulente del lavoro, è stata una giocatrice di pallavolo fin da giovanissima. Dopo aver militato per anni nella squadra locale di Mestrino, nell'ultima stagione aveva giocato nella squadra dell'Abano in prima divisione femminile.

IL SINDACO: STRADA PERICOLOSA - "Purtroppo Mestrino è attraversata da una delle arterie più pericolose del Veneto, la strada regionale 11 - dichiara il sindaco, Marco Valerio Pedron - Sono mesi che richiamiamo l'attenzione sulla necessità di un maggior presidio. Abbiamo anche richiesto di realizzare delle isole pedonali ma ci è stato risposto che non consentirebbero il passagio dei carichi eccezionali. Questa reale necessità oramai è diventata un'emergenza. Farò quanto nelle mie possibilità per ridurre la pericolostà della regionale 11 nel tratto che attraversa il paese". (da PadovaOggi)

giovedì 12 luglio 2012

Colpo degli hacker Anonymous: in rete nomi ed email dei pedofili

Gli hacker pensano ai bambini: scatta oggi l'operazione PedoChat, contro i siti internet popolati dai pedofili. Già 190 quelli smascherati dal gruppo Anonymous. Come incastrare coloro che commettono abusi? Pubblicando una lista di email e indirizzi IP per risalire agli "Uomini neri" della rete.


E’ guerra aperta fra gli hacker del gruppo Anonymous e i pedofili che operano online. In un attacco appena sferrato e la cui notizia sta ora facendo il giro del mondo, i pirati informatici hanno violato e scandagliato siti internet, chat e forum utilizzati dai pedofili per lo scambio di immagini pornografiche che vedono protagonisti bambini. Decine e decine di nomi e indirizzi email sono stati già resi pubblici, tutti utenti riconducibili ad un portale di nome “Pastebin”. Il collettivo, ufficialmente fuori legge e che non piace ad USA e Gran Bretagna, ha postato un video sul proprio canale Youtube che annuncia la campagna, chiamata “Operazione PedoChat”. Un filmato in pieno stile V per Vendetta, in cui unportavoce del gruppo appare mascherato da Guy Fawkes e presenta dettagli ed obiettivi del progetto. “Recentemente la nostra attenzione si è concentrata sul proliferare di siti web dedicati ai pedofili, con tanto di chat e condivisione di materiale illecito”, dichiara l’hacker, “Questi sono spesso intelligentemente nascosti e sconosciuti alla maggior parte degli utenti ordinari. Anonymous punta a diminuire, se non a sradicare questa piaga della rete. Per il bene dei nostri seguaci, per il bene del genere umano e per il nostro stesso divertimento, espelleremo da internet e distruggeremo sistematicamente i portali a sfondo pedopornografico che continuano ad esistere nell’ombra”. In un precedente raid, “Operation Darknet”, gli “Anonimi” avevano oscurato 40 siti internet, per un totale di più di 100GB di contenuti raffiguranti bambini abusati, e smascherato 190 pedofilirivelando i loro indirizzi IP, codici di identificazione tracciabili e riconducibili agli indirizzi fisici degli stessi soggetti. Nel video, il portavoce dei pirati informatici ha anche fatto appello diretto al pubblico affinché faccia pressione sui politici e sui media per la chiusura immediata delle chat-rooms.


In anteprima il video di rivendicazione degli Anonymous:

MONSELICE: Foto hard ricariche telefoniche minore Monselice: pedofilo arrestato

Foto hard ricariche telefoniche minore Monselice: pedofilo arrestato
Foto hard ricariche telefoniche minore Monselice: pedofilo arrestato
I reati contestati sono pornografia minorile e tentata estorsione, continuati ed aggravati. I fatti, interamente avvenuti in provincia di Padova, si riferiscono al periodo tra il gennaio e il marzo del 2008. L'epilogo della vicenda risale però a ieri mattina, quando i carabinieri di Bono, Sassari, hanno arrestato l'autore in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Padova.



FOTO HARD IN CAMBIO DI RICARICHE. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Gian Paolo S., operaio 48enne sardo, costringeva una studentessa di 14 anni di Monselice a inviargli dal proprio cellulare mms che la ritraevano in atteggiamenti pornografici in cambio di ricariche telefoniche. Uno squallido gioco andato avanti per alcuni mesi fino a quando la giovane si é rifiutata di proseguire. Per tutta risposta l'uomo ha iniziato a ricattarla, minacciando di trasmettere le foto in suo possesso ad altri studenti, cosa che poi si è verificata dopo il netto rifiuto opposto dalla minorenne. Dall'ottobre 2010 ai primi giorni di questo mese, Gian Paolo Satta è stato detenuto in un carcere svizzero per espiare una pena per una violenza sessuale compiuta nel territorio elvetico. L'uomo è ora rinchiuso nel carcere di Nuoro.

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Stuprava la figlia adolescente Condannato il padre adottivo


VERONA - Per qualcosa come quattordici mesi di seguito, secondo l’accusa, avrebbe approfittato dell’innocenza di una ragazzina che si trovava ancora nel pieno della propria adolescenza e che, all’epoca dei fatti contestati, aveva tra i dodici e i tredici anni. Una contestazione tremenda, violenza sessuale su minore, quella che giovedì pomeriggio, in base alla decisione assunta dal Tribunale collegiale (presidente Sandro Sperandio, a latere i colleghi Luciano Gorra e Giuliana Franciosi), è costata al padre adottivo della vittima la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione. Accuse talmente agghiaccianti che, durante la scorsa udienza, a coronamento della propria requisitoria il pubblico ministero Paolo Sachar aveva sollecitato contro l’uomo, un imprenditore, la pesante condanna a sette anni e sei mesi di reclusione. E ieri, in base al verdetto di primo grado, nei confronti dell’imputato sono state inoltre decretate l’interdizione dai pubblici uffici, la perdita della patria potestà, l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela, la perdita dall'eventuale diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della figlia adottiva.
In termini risarcitori, invece, il padre adottivo (difeso dagli avvocati Claudio Avesani e Guglielmo Gullotta) è stato anche condannato al risarcimento delle due parti civili costituite (la cui quantificazione del danno dovrà essere decisa in separato giudizio civile), con una provvisionale immediatamente esecutiva di centomila euro per la figlia adottiva (tutelata dal legale Marta Pasquato) e di ventimila per la madre (rappresentata dagli avvocati Egidio Verzini, Monica Rizzi e Francesca Toffali) Quello che si è concluso ieri in tribunale, in ogni caso, si è rivelato un processo complesso quanto interminabile, tanto da richiedere un cospicuo numero di udienze e altrettante deposizioni in aula, sia da parte di testimoni informati sui fatti che di consulenti tecnici: per un anno e mezzo, fino alla fine dell’estate 2008, in base al capo d’imputazione l’uomo, un imprenditore del settore edile operativo nell’Est veronese, avrebbe intrattenuto rapporti sessuali completi con la figlia adottiva.
Alla fine la ragazzina, che adesso ha diciassette anni e risulta parte offesa, avrebbe però trovato la forza per confidarlo facendo immediatamente scattare l’inchiesta del pubblico ministero Sachar. Nel corso delle varie sedute, all’ex Mastino, avevano deposto tra gli altri come testi dell’accusa una psicoterapeuta, un’altra dottoressa e la stessa madre della piccola (presa in adozione dalla coppia insieme ad altri due fratellini): proprio quest’ultima, ieri, alla pronuncia della sentenza non ha saputo trattenere un irrefrenabile pianto liberatorio.