mercoledì 31 marzo 2010

Questa sera a “Le Iene” sarà presentata la triste storia di un ex parroco, Salvatore Domolo, che ha deciso di raccontare gli abusi subiti da un prete anziano quando era ancora un bambino. Nonostante i servizi de “Le Iene”, ancora oggi la Chiesa non prende provvedimenti sulla base di ciò che vede in televisione: speriamo che prima o poi si possa davvero mettere la parola fine a queste drammatiche vicende.

Le Iene Show, confessione shock di un ex parroco abusato da prete


Mercoledì 31 marzo 2010 alleore 21.10 su Italia 1 nel nuovo appuntamento con “Le Iene Show”, le Iene raccolgono la sconvolgente confessione di Salvatore Domolo, 44 anni, primo prete nella storia della Chiesa Cattolica che ha chiesto e ottenuto di essere “sbattezzato” e che da bambino è stato vittima di pedofilia da parte di un religioso.

Salvatore, ex parroco della diocesi di Roma e prima ancora di quella di Novara, racconta di aver subito ripetuti abusi sessuali da parte di un prete durante la sua infanzia, dagli 8 agli 11 anni, quando faceva il chierichetto nella parrocchia vicino casa. Dopo avergli fatto bere dei liquori fatti in casa e con la scusa di rammendare suoi slip, il sacerdote abusava del ragazzo presso la propria abitazione. Salvatore, da allora, si chiude in un silenzio “paralizzante”e non riesce a parlarne con nessuno per anni. Racconta, inoltre, di non essere stato l’unico tra i chierichetti ad aver subito questo tipo di attenzioni.


Per dimostrare a se stesso che si può essere preti diversi dal suo molestatore, a11 anni decide di entrare in seminario a Novara; da allora il prete, ai tempi sessantenne, smette di abusare sessualmente di lui. A 14 anni racconta la sua terribile storia al suo padre spirituale in seminario, il quale, invece che denunciare l’accaduto, gli chiede di confessare gli abusi subiti come fossero peccati da lui commessi, tutto all’interno del sacramento della confessione, e poi lo invita a non raccontare il fatto a nessuno. Con il segreto di confessione infatti – spiega Salvatore – il padre spirituale del seminario poteva salvaguardare il religioso pedofilo non essendo autorizzato a parlarne più con nessuno. Il ragazzo continua, così, a convivere con il suo dramma interiore per svariati anni senza poterne parlare con nessuno.


A 19 anni, mentre è ancora in seminario, scopre, inoltre, di essere omosessuale e consuma il suo primo rapporto durante un pellegrinaggio a Lourdes. Da allora, afflitto da uno spaventoso senso di colpa, non ha più avuto rapporti. A 25 anni, dopo essere diventato prete nel 1990, non riesce più a vivere castamente il celibato e a trattenersi dal vivere liberamente la sua omosessualità. Nonostante sia divenuto un sacerdote, ricomincia ad avere rapporti omosessuali, sempre vissuti con grandi sensi di colpa e, poi, confessati al proprio padre spirituale. Alla presenza del proprio padre spirituale, inizia allora un percorso psicologico di analisi, in seguito al quale riemerge il trauma della violenza subita da bambino. Nonostante il padre spirituale gli consigli nuovamente di non parlarne a nessuno e affidare il proprio dramma e il proprio carnefice alla misericordia di Dio, Don Salvatore, per l’immenso senso di angoscia, di colpa e di tradimento che lo invade, decide di raccontare tutto al proprio Vescovo, che si prende del tempo per capire cosa fare. Passano mesi e allora nel 2005 don Salvatore decide di auto-sospendersi e di ritirarsi nella provincia di Milano come “prete operaio”.


Ad ottobre 2009, però, dato che la Chiesa non prende alcun provvedimento ufficiale e non lo sospende come sacerdote, don Salvatore chiede di essere “sbattezzato (nello specifico che il proprio nome venga tolto dall’elenco dei battezzati presso la propria parrocchia).

Attualmente, Salvatore, racconta di “essere felice, di credere profondamente in Dio e di aver perdonato il prete gli ha fatto del male quando era bambino”, manon riesce a fare lo stesso con la Chiesa, per il modo in cui ha gestito il suo caso di violenza sessuale quando era minorenne.


Quando gli viene chiesto in merito ai recenti scandali sui preti accusati di pedofilia, dichiara: “Io non mi meraviglio. Io dico solo che abbiamo scoperto la punta dell’iceberg” e aggiunge: “I crimini vanno denunciati all’autorità giudiziaria. La Chiesa giustamente deve condannare il gesto, ma condannarlo in modo definitivo. Senza se e senza ma.”


Alla domanda su come la Chiesa può risolvere il problema della pedofilia al suo interno, ammette: “Se la Chiesa non ha il coraggio di ritornare al Vangelo, quindi ad una visione di servizio e non di controllo delle coscienze, i preti pedofili ci saranno per tutta la storia dell’uomo”.

Infine, ai preti pedofili dice: “Abbiate il coraggio di parlarne con qualcuno che non sia all’interno della Chiesa. Con uno psicologo cioè con persone che vi aiutino non a nascondere ma ad uscire allo scoperto”. E poi , aggiunge: “Un prete pedofilo assolutamente deve finire in galera, perché solo in quel modo il prete pedofilo si troverà con se stesso. Si troverà con una rieducazione fatta in modo serio”.

martedì 30 marzo 2010

Incommentabile… Forza Maria Pia (e forza Iene, che date voce ai nostri bimbi):

Abusi su sorelle, arrestati genitori

Una brutta storia di pedofilia è stata scoperta in un centro della Piana di Gioia Tauro. Padre, madre e uno zio di due sorelline di 11 e 12 anni sono stati arrestati con l'accusa di avere commesso violenze sessuali ai danni delle bimbe. Sulle due vittime, secondo l'accusa, sono state commesse violenze di gruppo che si sarebbero trascinate per alcuni anni. I carabinieri sono stati allertati dai responsabili delle scuole frequentate dalle sorelle.

Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata dunque emessa dal gip del Tribunale di Palmi sui tre aguzzini. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi e condotta dai carabinieri di Gioia Tauro, è iniziata nel novembre del 2009, svelando una triste storia di violenze familiari di cui le due sorelline sono state le vittime.

Le sorelline venivano costrette a partecipare a vere e proprie orge, contestate nel reato di violenza sessuale aggravata e violenza sessuale di gruppo, in cambio di soldi. Altri reati ipotizzati nei confronti degli arrestati sono violenza sessuale di gruppo con minorenni e corruzione di minorenni. A finire in manette sono stati alla fine i genitori e lo zio.

Gli episodi di violenza avvenivano nell'abitazione della famiglia, in un contesto sociale definito "degradato" dagli investigatori. I carabinieri hanno documentato con intercettazioni ambientali gli incontri, che sono avvenuti diverse volte. Ad alcuni avrebbe preso parte anche lo zio delle vittime, insieme ad alcuni amici. Le sorelline, su disposizione del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, sono state trasferite in un centro specialistico per la tutela dell'infanzia della Calabria.

Pedofilia: violenze di gruppo su due sorelle di 11 e 12 anni

I genitori e lo zio paterno abusavano di due sorelle di 11 e 12 anni. I tre sono stati arrestati dai carabinieri. I provvedimenti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi. Sulle due bambine, secondo l'accusa, si consumavano da anni violenze di gruppo. La vicenda e' stata scoperta grazie ad una segnalazione della scuola frequentata dalle due sorelle, per anomalie nel comportamento delle minori.

Don Fortunato Di Noto: "Per combattere la pedofilia il Vaticano deve riformare i seminari"

I colpevoli silenzi della Chiesa sul caso di padre Lawrence Murphy, un ministro del culto americano che negli anni “60-70 abusò di circa 200 ragazzini sordi in un istituto di Milwaukee, stanno ora dando i devastanti frutti che il vescovo Rembert Weakland aveva immaginato e che avrebbe voluto evitare denunciando Murphy alle autorità civili. Al contrario, per “insabbiare” la vicenda, il presule fu chiamato a rapporto da Bertone, l’allora segretario della Congregazione per la dottrina della fede guidata da Joseph Ratzinger. Tale comportamento non sfuggì al New York Times, così adesso il quotidiano può permettersi di presentare al Papa e al suo segretario di Stato il conto. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, respinge con forza le accuse, chiarendo che la Congregazione venne informata del caso solo "una ventina di anni dopo”. Per l’Osservatore romano, i mass media vogliono colpire “a ogni costo, Benedetto XVI". Fuoco di sbarramento anche dal giornale dei vescovi l’Avvenire che ha scritto di “verità capovolta” e di una Chiesa costretta a fronteggiare una delle onde mediatiche "che a volte traversano" la stampa.
Al di là di tutte le spiegazioni, le accuse restano gravi: le autorità vaticane non avrebbero dovuto tentare di occultare i fatti né evitare a Murphy un processo pubblico. Ora al Vaticano non resta che tentare di individuare le soluzioni che nel prossimo futuro siano in grado di prevenire la reiterazione del “peccato” da parte di altri sacerdoti. Sotto osservazione è soprattutto l’istituto del celibato. “Non credo che il celibato possa favorire la pedofilia: sono un prete cattolico, so che la maggior parte dei miei colleghi sono persone serie. Le istituzioni ecclesiastiche devono porsi il problema quando ancora i futuri sacerdoti stanno frequentando gli studi seminariali”, commenta Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia e fondatore dell'Associazione Meter Onlus.
Non si discostano dalle dichiarazioni di Di Noto le osservazioni del vaticanista Luigi Accattoli. “Non credo che i casi di pedofilia registrati nel seno della Chiesa abbiano una connessione diretta con il celibato: non c’è alcuno studio che può confermare questi collegamenti”. Ma il dubbio resta, così Accattoli spiega che una quadratura del cerchio si può sempre trovare: “Penso che una possibile - seppur indiretta - incidenza del celibato sulla pedofilia può esserci ed è determinata dalla diminuzione delle vocazioni. A tal punto che i vescovi sono costretti ad avere molta manica larga nelle ordinazioni. Così sugli altari salgono preti di dubbia maturità psichica. La selezione potrebbe essere più severa se i prelati avessero la possibilità di attingere anche gli uomini sposati”.

E’ chiaro comunque che la pedofilia è “un problema molto più globale e non interessa solo gli ambienti cattolici. Si deve tener conto che nel mondo ci sono 450 mila preti e di questi numeri dobbiamo ricordarci nella valutazione dei fatti”, commenta Di Noto. Siamo ad un punto di svolta, ma queste cose Meter ((parola greca che significa accoglienza, grembo) le sta dicendo, inascoltata, da almeno trenta anni. “Molti dei 2400 vescovi sparsi nel mondo sono responsabili di quanto sta accadendo, per questo si sta assistendo a tante dimissioni. Si sentono colpevoli di non essere intervenuti adeguatamente e per tempo. Ma è anche vero che ogni reato commesso dal sacerdote è un delitto privato”.
Si deve saper ascoltare le vittime. Soprattutto è necessario la riforma delle norme che puniscono la pedofilia. “Il rimedio c’è e appartiene alla sfera del diritto. La via l’ha indicata il Papa quando ha chiesto più collaborazione ai tribunali civili irlandesi. Si deve insistere verso questa soluzione. Solo così i colpevoli possono essere isolati dall’opinione pubblica”, conclude Accattoli.

Don Di Noto: «La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia»

In prima linea da vent'anni contro lapedofilia e la pedopornografia, donFortunato Di Noto è il prete di Avola fondatore dell'associazione Meter, che ha denunciato tante drammatiche storie di bambini abusati, aiutando le forze dell'ordine nazionali e internazionali ad assicurare alla giustizia i colpevoli, segnalando anche 200mila siti pedopornografici in tutto il mondo. A lui il Sole24ore.com ha chiesto un giudizio sul nuovo attacco dalla stampa di oltreoceano al Papa e alla Chiesa sul fronte dei preti pedofili.

C'è un rischio di strumentalizzazioni e psicosi?
Più che rischio, l'attacco è plateale e sistematico. La Chiesa sta facendo passi importanti per purificarsi e assumersi le proprie responsabilità. In quanto combattente contro la pedofilia rispedisco la palla al mittente: perché gli americani, che sono tanto puritani nel fare attacchi al Papa, non danno risposte sulle migliaia di siti pedopornografici del loro Paese? Perché non ratificano la convenzione del fanciullo firmata nell'89 proprio a New York? L'America è seconda solo alla Russia nella detenzione, spaccio e divulgazione di materiale pedopornografico, tanto che lì abbiamo fatto oscurare oltre 100 comunità di pedofili. La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia: nessuno dice che alcuni vescovi non abbiano saputo gestire il problema, ma la Chiesa oggi ha voltato pagina. Disgraziati quei preti che hanno fatto del male ai bambini: che paghino in prima persona, perché è un reato personale, non collettivo.

Ma la Chiesa è accusata di silenzi che hanno compromesso le indagini ..
La comunità cristiana, i fedeli, stanno soffrendo per il silenzio di quei vescovi che non hanno saputo fare da padri ai loro figli. Come accade per un padre di famiglia, che in caso di abusi perde la patria potestà, è giusto che i vescovi che hanno sbagliato si dimettano. Le teste stanno cadendo una dopo l'altra. Chi ha sbagliato paghi. Ma se resteremo nel silenzio noi, grideranno le vittime. E se non saranno ascoltate, griderà Dio.

L'idea della diocesi di Bolzano, che invitava a denunciare gli abusi dei preti sul suo sito, é stata accolta dal gelo. Che ne pensa?
È giusto che sia stata accolta con gelo, perché è uno sbaglio fare un sito solo per smascherare preti pedofili. Bolzano sull'onda del problema ha fatto una operazione sbagliata dal punto di vista comunicativo. La Chiesa nella sua azione pastorale non deve occuparsi solo dei preti pedofili, ma di tutti gli abusi sessuali e della violazione dei diritti dell'infanzia. Ogni diocesi deve dire: «Siamo dalla parte dei bambini».

La Cei ha deciso di creare una task force sul tema pedofilia, con l'incarico di studiare un fenomeno così complesso. È d'accordo?
Credo di sì. Vale la pena capire un fenomeno nella sua vastità, gravità e trasversalità.

Lei è in campo da anni contro la pedofilia. Che deve fare un uomo di chiesa quando riceve una segnalazione di abuso da parte di un sacerdote?
C'è il dovere di proteggere i bambini e di attivarsi per qualsiasi abuso, non solo compiuto da preti, ma anche in famiglia, dove si consumano nel silenzio la maggior parte degli abusi. È necessario attivare centri seri che sappiano gestire il problema. Se, poi, è coinvolto un sacerdote, la prima cosa da fare è dirlo al vescovo e, se ci sono fatti gravi, all'autorità giudiziaria. Perché un prete è anche un cittadino, con responsabilità maggiori, in quanto ministro di Dio.

I responsabili degli abusi devono autodenunciarsi?
Se hanno il coraggio sì. Ma se non lo fanno loro, lo faranno le vittime o altre persone. È un cerchio a incastro. Non è più come trent'anni fa: oggi chi compie abusi prima o poi verrà scoperto. Oggi i bambini abusati o maltrattati parlano anche tramite disegni, temi e comportamenti.

La sua battaglia che risultati ha raggiunto?
Se vent'anni fa ero solo, oggi nella lotta alla pedofilia c'è una grande compagnia. Sono contento che si parli del problema e si agisca per debellarlo. Fino all'89 nessuno parlava di pedofilia. Oggi, invece, si mette al centro la difesa dei bambini.

Pedofilia: blitz polizia postale contro pedopornografia on line, perquisizioni in 8 regioni

Tredici perquisizioni in otto regioni italiane, 2 delle quali in Alto Adige, sono state eseguite nell'ambito dell'operazione 'Tanja', al termine delle indagini della sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bolzano. Le perquisizioni, spiega la polizia, sono scaturite dagli elementi raccolti nell'indagine che era stata condotta dalla sezione Polizia Postale di Bolzano e dal commissariato di Polizia di Bressanone (Bolzano), dove era stata raccolta la denuncia di una minore, alla quale erano state richieste immagini pedopornografiche.

sabato 27 marzo 2010

Riflettiamo sul fatto di Ferrara

Un bambino terribile, capriccioso, di questo è accusato il minore, allora per punizione nudo in classe e picchiato dalla maestra e dai compagni. Peccato però che per quel bambino essere irrequieto fosse una cosa normale, è un bambino, se non fosse così sarebbe da preoccuparsi, quello che non è normale è la punizione che gli veniva inflitta, per tenerlo buono. Spero che la magistratura che ha tuttora aperto una inchiesta sulla maestra capisca la gravita della situazione e prenda le dovute decisioni sul da farsi. Anche questa è pedofilia, e per la maestra chiedo la reclusione, il periodo lo stabiliscano i giudici, speriamo poi non abbia da insegnare ancora o rimanere ancora a contatto con i bambini sarebbe assurdo.

Ferrara, l’asilo della vergogna: nudo in mezzo alla classe e picchiato dai compagni. Maestra indagata

Denudato, messo al centro della classe ed esposto come bersaglio per i suoi compagni: era questa la punizione escogitata da un’insegnante di scuola materna di un asilo di Ferrara. L’episodio è venuto alla luce perché un amichetto del bambino esposto nudo nella sua classe, ha finito per parlarne con la propria mamma. Era stato costretto anche lui a tirare addosso piccoli oggetti al suo amico, e questo l’aveva scioccato, tanto da indurlo a confidarsi con la madre. Quest’ultima, a sua volta, ha verificato le affermazioni del suo bambino con altre mamme della stessa classe, e quindi si è decisa a denunciare l’accaduto al dirigente scolastico da cui dipendeva l’asilo e l’insegnante ora sotto accusa per i suoi metodi stravaganti (e umilianti) di punizione.
I genitori della scuola ferrarese si dicono “sconvolti dall’accaduto ed ancora incapaci di capacitarsi sul comportamento dell’insegnante. Soprattutto desiderosi di conoscere la verità fino in fondo”.
Il dirigente scolastico avrebbe sostanzialmente confermato il racconto del bambino che ha parlato per primo di quanto accadeva in quella classe, quando il suo migliore amico faceva i capricci; migliore amico che però ancora oggi non vuole più parlare con lui, perché era tra quelli che la maestra costringeva a sbeffeggiarlo e colpirlo; almeno così hanno dichiarato i genitori dello stesso bimbo, vittima di questo assurdo dileggio di classe.
L’insegnante si sarebbe già dimessa. Ma su di lei è già aperta un’inchiesta della procura minorile, mentre è stato avviato anche un procedimento disciplinare da parte delle autorità scolastiche.
Il bambino che ha subito l’inamissibile trattamento, sarebbe a sua volta già stato trasferito in un altro asilo.


Denudato e picchiato alla materna

Troppo vivace in classe. Per questo, quando la maestra decideva di punirlo, lo lasciava nudo in mezzo all’aula e incitava i compagni a colpirlo. La storia, da brividi, arriva da un asilo pubblico in provincia di Ferrara. Il piccolo, di sei anni, ora è in un’altra scuola mentre l’insegnante – già dimessa dal servizio – risulta indagata per maltrattamenti dalla procura dei Minori. Stando alle prime ricostruzioni, la punizione sarebbe stata più volte inflitta al bambino dall’inizio dell’anno, ma i fatti sono venuti alla luce soltanto il 5 marzo quando i genitori del bambino sono stati convocati dal dirigente scolastico. Il piccolo è troppo aggressivo e quindi viene quindi consigliato di concordare una visita medica con un neuropsichiatra infantile. Poi la verità salta fuori grazie al racconto dell’amichetto del piccolo che fortunatamente rivela tutto alla sua mamma. I genitori del bambino, ancora increduli, hanno spiegato che il preside si è giustificato con loro: «Siamo sconvolti. Ora vogliamo la verità».

Bimbo costretto a denudarsi in classe

Indagata una maestra d'asilo nel Ferrarese


Indagata una maestra di asilo nel Ferrarese: avrebbe costretto un bimbo di 6 anni a denudarsi in classe e a subire punizioni dai compagni.Il piccolo e' ora in un'altra scuola, l'insegnante si e' dimessa. Pare che il bimbo fosse molto irrequieto e i genitori siano stati convocati d'urgenza, anche per concordare una visita da un neuropsichiatra infantile. In seguito la famiglia chiese al dirigente il trasferimento, scoprendo allora, proprio da lui, le punizioni a cui era sottoposto il figlio.

Ferrara, denuncia shock in una materna "Bimbo denudato, i compagni lo punivano"

Il piccolo di sei anni sarebbe stato costretto a subire i maltrattamenti su decisione della maestra
Della vicenda si occuperà la Procura. L'insegnante si è dimessa e rischia un processo per maltrattamento


Ferrara, denuncia shock in una materna "Bimbo denudato, i compagni lo punivano"
FERRARA - Un bambino di sei anni sarebbe stato costretto a subire punizioni dai suoi compagni di un asilo pubblico in provincia di Ferrara, su decisione della maestra che poi lo avrebbe denudato lasciandolo al centro della classe. Il piccolo è ora in un'altra scuola materna, mentre l'insegnante si è dimessa ed è indagata dalla procura minorile per maltrattamenti verso fanciulli. A riferirlo è il Resto del Carlino. Il fatto sarebbe avvenuto all'inizio dell'anno.

Il bambino pare fosse particolarmente irrequieto e il 5 marzo i genitori sono stati convocati d'urgenza dall'asilo per parlare del figlio. Avrebbero ricevuto un documento che attestava l'"estrema difficoltà" del piccolo "a gestire i suoi stati emotivi", con comportamenti aggressivi verso i compagni e atteggiamenti "di sfida, anche a livello fisico" rispetto alle maestre. Ai genitori fu poi chiesto di concordare una visita da un neuropsichiatra infantile.

Tre giorni dopo la famiglia chiese al dirigente del circolo didattico il trasferimento in un'altra materna, scoprendo allora, proprio dal dirigente, le punizioni a cui era sottoposto il figlio. A parlare dei fatti per la prima volta era stato il migliore amico del bambino.

"Se quanto denunciato dovesse corrispondere al vero, ci troveremmo davanti all'ennesimo caso di maltrattamento di bambini a scuola, che comincia a fare pesantemente statistica", è il commento di Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori e consulente della commissione parlamentare per l'infanzia. Per Marziale, inoltre, "ad accertamento dei fatti non saranno sufficienti le dimissioni, né tantomeno l'indagine scolastica. Indurre bambini a picchiare un coetaneo è da codice penale, che fidiamo venga applicato alla lettera".

Ferrara, choc in un asilo: bimbo denudato e picchiato in classe. Indagata la maestra

Ferrara, 26 mar.
- La punizione riservata a un bambino di sei anni quando faceva i capricci. A denunciare l'insegnante i genitori del bimbo venuti a conoscenza delle violenze grazie al migliore amico del piccolo

Ferrara, 26 mar. - Era "irrequieto" e per questo veniva messo nudo in mezzo alla classe e colpito dai compagni su invito della maestra. Vittima un bambino di sei anni di un asilo di Ferrara che, secondo quanto riporta Quotidiano.net, è già stato trasferito in un'altra scuola materna mentre la procura minorile ha aperto un'inchiesta nei confronti dell'insegnante, indagata per maltrattamento di minori. La maestra ha rassegnato le dimissioni.

L’episodio è venuto alla luce grazie all'amichetto del cuore del bimbo, che ha riferito tutto alla propria mamma. Ma a confermare la versione ci sarebbe anche il dirigente del circolo didattico, che ad inizio marzo aveva incontrato i genitori convocati d'urgenza per parlare della condotta del piccolo. E' in quest'occasione, secondo le prime ricostruzioni, che la famiglia sarebbe venuta a sapere dei metodi punitivi inflitti al figlio. "Si è scusato con noi - spiegano i genitori - era mortificato, diceva di aver già parlato con quell'insegnante, la quale si era subito dimessa, e che aveva già provveduto ad avviare un procedimento nei suoi confronti". "Siamo sconvolti - dicono - non riusciamo a capacitarci di come questo possa essere avvenuto e ora vogliamo la verità".

Maestro a giudizio per abusi su alunna

Le prime violenze sarebbero avvenute in una stanza della scuola


Un maestro elementare di 63 anni, indagato per pedofilia, e' stato rinviato a giudizio dal gip del tribunale di Firenze. L'uomo e' accusato di aver abusato di una alunna undicenne figlia di una coppia che frequentava fuori dall'ambito scolastico. Secondo la procura l'uomo l'avrebbe piu' volte spogliata e l'avrebbe baciata sulla bocca. I primi abusi sarebbero avvenuti in una stanza della scuola, che l'uomo chiudeva a chiave. Per questo e' anche accusato di sequestro di persona.

Pedofilia/ Oscurato portale pedocriminale della Pennsylvania

Registrato negli Usa, del ministero dell'Interno: centinaia foto

Roma, 25 mar. (Apcom) - Il portale pedocriminale "Liberal morality", registrato in Pennsylvania e contenente centinaia di foto di bambini e adolescenti abusati, è stato oscurato dal centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del ministero dell'Interno. Lo rende noto Osservatorio Antiplagio, il comitato di vigilanza sulla tv e sui media. L'inibizione dell'accesso, prevista dalla legge 38 del 2006, è stata effettuata per impedire la commissione e la documentazione di violenze sessuali a danno di minori ed è stata predisposta in collaborazione con gli internet service provider italiani.

Il sito era stato denunciato dall'associazione "Meter" di don Fortunato Di Noto, a cui aveva fatto seguito un'integrazione di denuncia di European Consumers, consorzio di associazioni di consumatori, dovuta al fatto che molte pagine e foto del portale erano ancora visibili senza filtri di alcun genere. Nel sito erano presenti anche due Bbs (Bulletin Board System), appoggiati negli Stati Uniti e in Giappone. Il Bbs è un computer che usa un software per permettere agli utenti esterni di connettersi ad esso, dando loro la possibilità di utilizzare funzioni di messaggistica e condivisione di files centralizzati. Con questo sistema i pedocriminali si scambiano foto, filmati ed altro materiale illegale. "L'intervento del ministero dell'Interno dimostra che - chiosa Osservatorio Antiplagio - con l'impegno di tutti, il contrasto alla pedofilia non è una battaglia persa".

PEDOFILIA: DON DI NOTO, SE IN ITALIA TACCIAMO, GRIDERANNO LE VITTIME

(ASCA) - Roma, 24 mar - ''Se noi staremo nel silenzio, grideranno soltanto le vittime. E se non grideranno ora, lo faranno dopo'' perche' ''se non ascolteremo il grido degli innocenti, come Chiesa, sara' Dio ad ascoltarli e sara' lui a intervenire'': non usa mezzi termini don Fortunato di Noto, fondatore dell'Associazione Meter, intervistato da Famiglia Cristiana sulla Lettera di papa Benedetto XVI e sulla situazione pedofilia nella Chiesa italiana. Perche', confessa, ''in alcuni casi'' i silenzi usati dalla Chiesa in passato hanno compromesso le indagini. ''A volte - spiega il sacerdote che a giugno volera' in Irlanda, invitato dalla Conferenza episcopale per portare la sua esperienza di sacerdote che da vent'anni combatte la pedofilia e la pedopornografia on-line - non si sa gestire il problema. Ho ricevuto piu' volte telefonate di vescovi che mi chiedevano consigli. Quando arriva una segnalazione, o si presenta la famiglia di un abusato, il vescovo deve mettersi in ascolto, deve fare il padre, senza scandalizzarsi; e deve attivare anzitutto ogni forma di protezione della vittima. E saggezza vuole che si sospendano dalle funzioni ministeriali e pastorali i sacerdoti coinvolti''. Per i preti responsabili di abusi, don Di Noto ha un solo consiglio: ''autodenunciarsi subito''.

Pedofilia/ Ass.ne Meter: Oscurato sito, migliaia bimbi coinvolti

Era registrato nello stato della Pennsylvania negli Usa

Roma, 26 mar. (Apcom) - Oscurato dalla Polizia postale italiana il portale online, denunciato da Meter, contenete migliaia di foto che ritraevano centinaia di bambini e neonati brutalmente violati da adulti. Si chiamava "Liberal Morality" (http://liberalmorality.com) ed era registrato nello stato della Pennsylvania. La autorità americane "si spera - scrive l'associazione di don Fortunato Di Noto - intervengano per individuare i responsabili del sito e gli autori degli abusi".

"C'è ancora molto e tanto da fare, e sconvolge come adulti coinvolti in atti sessuali con bambini, anche neonati, si facciano riprendere a viso aperto - afferma Di Noto - certi della loro impunità. La pedofilia, non deve contrapporci, ma deve essere una lotta comune, un impegno di tutti: chiesa, società, altre confessioni religiose e istituzioni. Ognuno faccia la sua parte e la faccia bene".

mercoledì 24 marzo 2010

Contatta un ragazzo su Facebook, 17enne aggredita da quattro coetanee

Baby gang al femminile scatenata per una richiesta d'amicizia sul social network: 8 giorni di prognosi

MILANO - Una ragazza di 17 anni è stata picchiata e rapinata per strada da quattro coetanee, a San Giuliano Milanese, a causa di una semplice «richiesta d'amicizia» inviata a un ragazzo su Facebook. È accaduto lo scorso lunedì sera, ma la notizia si è saputa solo oggi. Mentre camminava per strada, verso sera, nella zona della stazione, la ragazza è stata raggiunta da un'auto guidata da una 18enne e con a bordo altre tre compagne di scuola 17enni, impegnate in una vera e propria «spedizione punitiva». La colpa della 17enne: aver osato contattare su Facebook, il più popolare dei social network, il fidanzato di una delle quattro amiche.

L'AGGRESSIONE - Le quattro ragazze hanno circondato la vittima senza dire una parola. Ognuna di loro, in base a quanto accertato, l'ha picchiata a calci e pugni fino a quando l'adolescente, che le conosceva di vista, si è accasciata a terra. Nessuno l'ha soccorsa e da sola, quando è riuscita a riprendersi, ha trovato la forza di raggiungere la propria abitazione. Le è anche stato portato via il cellulare blackberry, con il quale aveva contattato con il ragazzo conteso. La madre, vistala arrivare a casa in quello stato, prima l'ha accompagnata al Comando dell'Arma di zona e poi all'ospedale di Vizzolo Predabissi. Una serie di esami ha accertato che le sue condizioni di salute non sono gravi: la prognosi è di otto giorni. I carabinieri di San Giuliano e di San Donato in poco tempo sono riusciti a rintracciare le quattro ragazze e a denunciarle.

Picchiata per "gelosia su Facebook"

Milano, 17enne aggredita da coetanee

Una ragazza di 17 anni è stata malmenata e rapinata da quattro coetanee a San Giuliano Milanese. Le giovani avrebbero agito per gelosia, dopo che la ragazza ha contattato un loro amico su Facebook. L'adolescente è stata aggredita per strada e lasciata dolorante sul marciapiede. Soccorsa dai carabinieri è stata accompagnata all'ospedale di Vizzolo Predabissi. La prognosi è di otto giorni. Le quattro ragazze sono state denunciate.

L'aggressione risale a lunedì sera. La giovane si trovava per strada quando è stata presa di mira da quattro coetanee che l'avrebbero picchiata e rapinata. Le motivazioni sarebbero da cercare in Rete. Sembra, infatti, che la diciassettenne avesse da poco contattato su Facebook un amico delle quattro, scatenando la loro gelosia.

Dopo averla malmenata, le giovani si sono dileguate lasciando l'adolescente agonizzante sul marciapiede. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno rintracciato e denunciato le giovani. La vittima si trova all'ospedale di Vizzolo Predabissi, nel Milanese. La prognosi è di otto giorni.

Pedofilia, Hans Kung accusa il Papa: «Ha tenuto nascoste le informazioni»

Si dimette il vescovo segretario di Wojtyla. Piano d'azione del governo tedesco. Nuove accuse su Hullermann

ROMA (24 marzo) - Il tema degli abusi sessuali su minori approda al consiglio dei ministri tedesco con un piano d'azione omnicomprensivo non solo per gestire i numerosi casi emersi negli ambienti della Chiesa cattolica, ma per far fronte a un problema che interessa tutta la società.

La questione è stata inserita all'ordine del giorno della riunione settimanale del gabinetto Merkel. Obiettivo della cancelliera è dire ai cittadini la verità indipendentemente dagli ambienti in sui sono stati commessi gli abusi. Il piano vuole anche avviare un dibattito istituzionale sulla prevenzione, i risarcimenti ed i termini di prescrizione del reato. Il governo dovrebbe nominare un “delegato indipendente” che si dovrà occupare di questi casi, sia fuori che dentro la Chiesa. In particolare, il delegato dovrà anche fornire raccomandazioni all'esecutivo sul modo migliore per aiutare le vittime degli abusi. Parallelamente a questa iniziativa, il governo avvierà una tavola rotonda interministeriale il 23 aprile prossimo alla quale parteciperà anche la Chiesa tedesca, per gettare le basi del dibattito ed individuare le principali linee guida.

È emersa una nuova accusa a carico di Peter Hullermann, il prete pedofilo che papa Ratzinger, quando era arcivescovo, aveva accettato di far curare nella propria diocesi di Monaco di Baviera nel 1980 ma che poi era stato anche impiegato pericolosamente in attività pastorali per dichiarata colpa del suo vicario, Gerhard Gruber, e poi trasferito dal successore dell'attuale pontefice. Lo ha reso noto oggi l'arcivescovado di Monaco di Baviera e Frisinga precisando che «il presunto abuso sarebbe avvenuto nel 1998, quando «il prete H. era amministratore parrocchiale a Garching/Alz, sempre in Baviera. Il caso non è caduto in prescrizione e la presunta vittima era all'epoca minorenne», informa un comunicato, annunciando che l'informazione è stata trasmessa alla Procura e ricordando che il religioso è stato già sospeso.

Papa Ratzinger ha accolto oggi le dimissioni di mons.John Magee, vescovo di Cloyne, in Irlanda,coinvolto nell'inchiesta sulla pedofilia. Il presule aveva presentato le sue dimissioni all'inizio di marzo. Magee, in passato, era stato segretario privato di Paolo VI e Giovanni Paolo II. L'ex vescovo di Cloyne ha chiesto perdono alle vittime degli abusi da parte di sacerdoti commessi nella sua diocesi ammettendo le sue responsabilità nell'averne coperto i misfatti, dicendosi a disposizione della Commissione d'inchiesta. «Sono stato informato dell'accettazione delle mie dimissioni - afferma in una nota diffusa dalla sala stampa vaticana - e, andandomene, voglio offrire ancora una volta le mie sincere scuse ad ogni persona abusata da un sacerdote della diocesi di Cloyne durante il mio ministero, e in ogni tempo». «Ovviamente - aggiunge Magee - rimarrò a disposizione della Commissione investigativa in ogni momento».

Mea culpa del cardinal Wetter. L'arcivescovo di Monaco di Baviera e Frisinga dell'epoca, il cardinale Friedrich Wetter, si è assunto la responsabilità di aver messo in contatto con bambini e ragazzi il prete pedofilo Peter Hullermann nonostante questi fosse stato già condannato per abusi sessuali su minori. Lo sottolinea oggi un giornale locale di Monaco la Tz citando una dichiarazione diffusa ieri dall'alto prelato. «La violazione di bambini e ragazzi con abusi sessuali mi fa male. Mi carica di un gravissimo peso», ha dichiarato Wetter chiedendo «scusa in ogni forma» possibile alle vittime e loro familiari. «Ho sopravvalutato la capacità di un essere umano di realizzare un cambiamento di personalità e ho sottovalutato le difficoltà del trattamento terapeutico richiesto per un pedofilo». Il cardinale, nella stessa dichiarazione, nega di aver avuto «indizi concreti» di abusi pedofili commessi da un ormai defunto funzionario dell'Ordinariato vescovile Heinz Maritz, come invece sostenuto in una «lettera anonima indirizzata a diverse redazioni» giornalistiche.

Intanto non si fermano le accuse verso il pontefice. Un professore di teologia tedesco, nonchè prete sospeso dal sacerdozio, Gotthold Hasenhuettl, ha accusato papa Benedetto XVI di essere il «principale responsabile dell'insabbiamento» degli abusi sessuali su minori commessi negli ambienti cattolici. Lo scrive il quotidiano Saarbruecker Zeitung. Hasenhuettl insegna teologia a Saarbruecken (Sud) ed è stato sospeso dal sacerdozio nel 2003 per avere celebrato una messa secondo il rito cattolico in una chiesa protestante di Berlino. Parlando con un giornalista del quotidiano, Hasenhuettl ha detto che l'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 2001 - nella sua veste di prefetto della Congregazione della fede - aveva inviato una lettera a tutti i vescovi minacciando pene ecclesiastiche per chi avesse reso pubblici casi di abusi sessuali negli ambienti della Chiesa. Il teologo ha inoltre criticato la scelta della Conferenza episcopale tedesca di nominare il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, principale investigatore sui casi di abuso sessuale nelle istituzioni cattoliche in Germania.

Hans Kung: Papa Benedetto XVI ha tenuto nascoste in passato importanti informazioni sui casi di abusi sessuali su minori nella Chiesa. L'accusa arriva dall'82enne teologo riformista svizzero, che già la settimana scorsa aveva esortato il Pontefice a fare mea culpa: «Non c'era nessun altro uomo, in tutta la Chiesa cattolica, che sapeva così tanto sui casi di abusi sessuali - ha detto Kung a un'emittente televisiva svizzera - e certamente ex officio, in virtù della sua carica». Il riferimento, ha precisato l'ufficio di Kung, è a una lettera del 18 maggio 2001 inviata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger - nella sua veste di presidente della Congregazione per la dottrina della fede - ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica. Nella missiva, ha spiegato il teologo, agli alti prelati veniva chiesto di passare a Ratzinger tutte le informazioni sui casi di abusi sessuali. Quindi, il Papa «non può solo puntare il dito contro i vescovi», ha commentato il teologo sottolineando che «lo stesso» Benedetto XVI «ha dato le istruzioni quando era capo Congregazione della fede e di nuovo come Papa».

CINICO BLOG -nuovo gruppo su fecebook-

Uscito on-line un nuovo gruppo su fecebook.

“Tagliamo l'uccello a tutti i bambini, così non violenteranno mai più!”

la descrizione riporta queste testuali parole:

“Risolviamo il problema alla radice!
A grande richiesta da parte di utenti con.turbanti e di un certo spessore...infibuliamo tutte le bambine, aggratis e senza anestesia, se ne occuperà il macellaro Mauro Marin! -

Quella che avete letto è l'ennesima presentazione di un gruppo apparso oggi su fecebook
In realtà questo gruppo, e soprattutto il suo titolo, mi serve per una breve riflessione, che vorrei condividere con voi.
Dato che l’imbecille di turno (spesso a libro paga) che fa passare i bambini per “fantasiosi” e quant’altro, a scapito dei “poveri innocenti amici degli amici degli amici”., quelli per cui “io li conosco bene e quindi non sono pedofili”, l’imbecille dicevo non manca mai, forse un gruppo così nasconde un qualcosa di ben più culturalmente diffuso.
Non è da leggersi pertanto come una becera provocazione, ma come la forma mentale di tanti (?), forse tanti no, alcuni (!), alcuni sì (sempre più pochi peraltro) rumorosi cretini che, probabilmente, se potessero quel titolo lo metterebbero in pratica.
Poiché se i loro amici/conoscenti/complici/amanti sono finiti nella “caccia alle streghe” non è certo per colpa di associazioni come la nostra o di taluni genitori (quando l’abuso non è in famiglia, ovviamente), bensì di loro: piccoli ma agguerriti, col pannolino ma già pericolosi, armati di ciuccio e pappine, biglie e bambole, abili calcolatori e manipolatori, lesti nello spiattellare tutte ma proprio tutte una serie di infamie con un piano criminale coerente che non vediamo più nemmeno nelle migliori puntate di C.S.I. , loro, i nemici pubblici numero uno: in parole povere, I BAMBINI.
Ed allora, non riuscendo a bloccare chi come noi dà loro voce, ecco la risposta.

è proprio vero:"la mente umana non ha limiti"

Mary - Gemelli Diversi

martedì 23 marzo 2010

riflettiamo sul fatto di Vicenza

Persone con evidenti difficoltà economiche non riescono a pagare la mensa di quei 100 e oltre euro, chiedono aiuto al comune, che invece di aiutarli cosa fa'... fa mangiare ai bambini pane e acqua... raccapricciante e per di più vergognoso... .

Sia questo un comune di maggioranza al governo di destra o di sinistra queste cose non devono accadere... piuttosto si invitino i genitori e si esortino a portate a casa i bambini, ma non si toglie così il pasto.

LO STATO VA A PARLARE DI MINORI, DI TUTELA, DI AIUTI CONCRETI CONTRO LA PEDOFILIA... MA SE TOCCHI QUEL "DIO DENARO" NON RICONOSCE PIU' NEMMENO I BAMBINI... VERGOGNA...
anche questa è pedofilia
e l'orco, in questo caso, è proprio lo stato!

Non pagano la mensa: bimbi a pane e acqua

Nove alunni di famiglie insolventi lasciati a digiuno dal Comune

MILANO — Si sono seduti a tavola, come tutti i giorni, insieme ai compagni di classe. Per il pranzo quotidiano, tra rumore di posate e sedie che si spostano. Poi il silenzio, quando invece di pastasciutta e hamburger, nel piatto bianco compare solo una pagnotta. Lunedì 22 marzo, lunedì di pane e acqua. Così inizia la primavera nella mensa scolastica di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Ma solo per nove bambini (sette stranieri e due italiani della scuola materna ed elementare), «inadempienti» per l'amministrazione perché i genitori non sono in regola con la retta dei pasti. Un «digiuno» annunciato quello di ieri, ma, diventato realtà, spiazza bambini, maestre e anche la preside.

Disappunto e amarezza di fronte ai nove panini, mentre altrettanti bambini si guardano intorno, e i compagni di classe alzano le forchette sui piatti colmi di pasta al pomodoro. Ma che cosa è successo a Montecchio Maggiore? Una storia di soldi arretrati e questione di principio quella che da tempo divide l'amministrazione comunale e un gruppo di famiglie macchiate di «insolvenza». Di fatto mandano i figli in mensa, ma da anni non versano un euro. La faccenda viene fuori mesi fa, quando a Montecchio la neogiunta di centrodestra (Lega e Pdl) insediatasi a giugno dopo 5 anni di amministrazione di centrosinistra, scopre un ammanco di oltre 150 mila euro nella gestione della mensa scolastica. Scatta una sorta di indagine per mettere ordine nel bilancio. E l'approfondimento produce i suoi frutti: gli amministratori arrivano a numeri e nomi allo scopo di recuperare importi relativi a quattro anni scolastici: 2005-06 e 2008-09.

Così partono gli avvisi: alla data del 10 marzo sono 52 le famiglie morose, 22 italiane, 30 straniere. Per loro l'amministrazione si preoccupa di affiggere manifesti all'interno delle scuole anche in lingua araba, inglese, francese, bengalese. L'ultimatum è chiaro: «Se entro il 15 marzo non avranno regolarizzato gli insoluti, il servizio mensa verrà sospeso». L'iter si conclude con una raccomandata consegnata a mano dei vigili urbani. Risultato: sono ancora nove posizioni da saldare. E l'assessore all'Istruzione Barbara Venturi è chiara: «Non è giusto non pagare le rette nel rispetto di chi ha problemi economici e le versa». Così ieri parte la sospensione. Ma i bambini non lo sanno. Arrivano in mensa come tutti i giorni senza immaginare il trattamento a pane e acqua. La preside Anna Maria Lucantoni, però, non ci sta: «Trovo dispregiativo dare un pezzo di pane — spiega al Corriere Veneto —, se avessimo immaginato, avremmo fatto una raccolta di fondi». La soluzione non si fa attendere: la parola d'ordine è dividere il pranzo. E nessuno si tira indietro: pastasciutta e hamburger anche per «gli insolventi».